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Gas e nucleare in tassonomia verde Ue, Greenpeace contro Bruxelles

L’ong ambientalista si rivolge alla Corte di giustizia europea per l’inclusione di gas fossile e atomo nella lista degli investimenti considerati sostenibili da parte di Bruxelles

Tassonomia verde: Austria e Lussemburgo la porteranno alla Corte di giustizia europea
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L’anno scorso la Commissione ha pubblicato la tassonomia verde Ue

(Rinnovabili.it) – Gas e nucleare devono restare fuori dalla tassonomia verde Ue perché non aiutano né la transizione né la lotta contro la crisi climatica. Greenpeace porta il caso davanti alla Corte di giustizia europea, chiedendo al più alto tribunale comunitario di sciogliere i nodi di uno dei provvedimenti più controversi (e influenti) presi dalla Commissione von der Leyen.

La lista degli investimenti sostenibili

La tassonomia verde Ue è una bussola per gli investimenti: contiene una lista delle fonti energetiche che possono essere considerate sostenibili e a quali criteri lo sono. Inserire gas e nucleare nel provvedimento significa quindi spianare la strada a chi vuole investire in questi campi, perché potrà contare su denaro pubblico.

Oltre alla portata economica, quindi, c’è una valenza politica e strategica enorme: è con questo provvedimento che si imposta gran parte della traiettoria della transizione energetica del continente. E non solo, visto che la tassonomia ambisce a diventare uno standard di riferimento a livello globale.

Gli argomenti di Greenpeace contro la tassonomia verde Ue

Secondo l’ong ambientalista, il gas dovrebbe restare fuori dalla tassonomia verde Ue perché non contribuisce a mitigare il cambiamento climatico. Il limite di tenore emissivo degli impianti finanziabili con agevolazioni, 270 gCO2e/kWh, è quasi il triplo di quello considerato realmente pulito dalla Piattaforma per la Finanza Sostenibile, un organismo di consulenza composto da esperti di varia estrazione. E la durata media delle centrali, 35 anni, eccede l’orizzonte ufficiale per completare la transizione (2050).

Quanto al nucleare, oltre ad avere tempi lunghi (in UE da 10 a 19 anni) di entrata in funzione, secondo Greenpeace ostacolerebbe lo sviluppo delle rinnovabili in diversi modi. Ad esempio riservando una certa capacità nella rete elettrica in modo da garantire gli investimenti nell’atomo. Sbagliato sarebbe anche pensare che il nucleare possa garantire il carico di base necessario per sostenere la variabilità delle rinnovabili.

“L’energia nucleare non è abbastanza flessibile per coesistere con le fonti rinnovabili. A causa dell’impossibilità di regolare rapidamente la produzione delle centrali nucleari per soddisfare le mutevoli richieste di elettricità, il carico di base nucleare porta alla riduzione della produzione di energia rinnovabile per mantenere il sistema in equilibrio, ad esempio nelle giornate di sole o di vento”, scrive Greenpeace. “Inoltre, a causa dei tempi eccezionalmente lunghi necessari perché gli investimenti nel nucleare diventino redditizi, l’energia nucleare determina un effetto di incatenamento a una tecnologia che ha impatti ambientali negativi a lungo termine”.