La tassonomia verde “è illegale”, sostengono Greenpeace, Wwf, T&E, Bund e ClientEarth
(Rinnovabili.it) – Due nuove cause legali portano la Commissione europea in tribunale. La ragione: Bruxelles ha incluso gas e nucleare nella tassonomia verde, lo strumento che diventerà la bussola per gli investimenti sostenibili a livello Ue e non solo. A portare il caso davanti alla Corte di Giustizia europea sono da un lato Greenpeace e dall’altro ClientEarth, Transport & Environment, Bund (Friends of the Earth Germany) e l’ufficio europeo del Wwf.
La battaglia per la tassonomia verde: atto I
Dopo un lungo e tortuoso dibattito sulla tassonomia europea, l’esecutivo europeo nel 2022 ha presentato un secondo atto delegato dedicato esclusivamente ai criteri con cui gas e atomo possono essere considerati sostenibili. In questo modo, centrali a gas e nucleari potranno avere finanziamenti agevolati.
Subito si è assistito a una levata di scudi da parte della società civile. Oltre a ignorare il parere di gruppi di esperti come la Platform on Sustainable Finance, è l’accusa di molte ong, i criteri sdoganano il gas, rallentando così la transizione, e incatenano le nostre economie alle fonti fossili. Mentre sull’atomo, la critica più frequente era la mancata valutazione dell’impatto reale delle scorie radioattive.
Critiche che non sono rimaste confinate nel perimetro della società. Gli stessi paesi membri Ue erano profondamente divisi. Due gli schieramenti, un guidato dalla Francia, che voleva dichiarare sostenibile il nucleare ma non il gas, l’altro capitanato dalla Germania che preferiva l’opposto. Il compromesso raggiunto da Parigi e Berlino è stato includere entrambe le fonti di energia.
Lo scontro approda in tribunale
Per Greenpeace, la massima corte europea deve dichiarare “invalida” la tassonomia verde perché contraddice le stesse leggi e obiettivi Ue. Bruxelles avrebbe quindi agito illegalmente. Ogni centrale a gas costruita oggi, spiegano dall’ong, sarà ancora operativa oltre il 2050, quando dovremmo invece essere già net-zero.
Lo stesso ragionamento è alla base del secondo atto d’accusa. Le 4 ong sostengono che “etichettare il gas fossile come ‘sostenibile’ è tanto assurdo quanto illegale. Va contro il parere scientifico dell’UE e mina radicalmente la credibilità dell’azione dell’UE per il clima. Il gas fossile non è pulito, non è economico e non è una fonte di energia sicura”.