Il piano del governo Sunak per la tassa sulla CO2 alla frontiera
(Rinnovabili.it) – Anche la Gran Bretagna lancia il suo meccanismo di tasse sul carbonio alla frontiera. Dal 2027 Londra metterà in funzione un Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) analogo a quello dell’Unione Europea, introdotto con il pacchetto Fit for 55 a luglio 2021 e attivo da ottobre di quest’anno.
Per “supportare la spinta alla decarbonizzazione”, il governo britannico guidato da Rishi Sunak ha deciso di applicare una tariffa aggiuntiva alle merci prodotte all’estero, e importate in UK, da paesi che non applicano un prezzo della CO2 o hanno tariffe inferiori a quelle inglesi. Due gli obiettivi. Da un lato assicurare condizioni di maggiore equità alle imprese nazionali, evitando che il processo di decarbonizzazione dell’industria britannica le svantaggi rispetto ai competitori globali. Dall’altro lato, prevenire il cosiddetto “carbon leakage”, la fuga all’estero delle industrie alla ricerca di condizioni produttive meno onerose.
I settori soggetti alle nuove tasse sul carbonio alla frontiera
“Il meccanismo di adeguamento alle frontiere del carbonio (CBAM) garantirà che i prodotti altamente commercializzati e ad alta intensità di carbonio provenienti dall’estero nei settori del ferro, dell’acciaio, dell’alluminio, dei fertilizzanti, dell’idrogeno, della ceramica, del vetro e del cemento affrontino un prezzo del carbonio paragonabile a quelli prodotti qui”, si legge in una nota del governo Sunak.
Rispetto al CBAM europeo, quello inglese includerà fin da subito alcuni settori che sono stati provvisoriamente esclusi dal meccanismo UE di tasse sul carbonio alla frontiera. Si tratta di vetro e ceramica. Mentre il sistema UK non prevede di includere l’elettricità, coperta invece da quello europeo. Ma la lista dei settori è ancora provvisoria. L’esecutivo condurrà una serie di consultazioni pubbliche nel corso del 2024 per stilare l’elenco definitivo.
Oltre all’introduzione del CBAM, Londra vuole mettere altri due tasselli per rafforzare la spinta alla decarbonizzazione. Da un lato, collaborare con l’industria per “stabilire standard volontari per i prodotti che le aziende potrebbero scegliere di adottare per promuovere i propri prodotti a basse emissioni di carbonio”. Dall’altro, sviluppare un quadro regolatorio per misurare “il contenuto di carbonio” delle merci, uno strumento che servirebbe per supportare altre politiche di decarbonizzazione in futuro.