L’Europarlamento approva le regole sulla responsabilità d’impresa. Coprono anche inquinamento, degrado ambientale e perdita di biodiversità e si applicano a chi ha più di 250 dipendenti e almeno 40 mln di fatturato
(Rinnovabili.it) – Integrare il rispetto dei diritti umani dell’ambiente nella governance delle aziende. Contrastando lavoro minorile, schiavitù e sfruttamento del lavoro. Ma anche inquinamento, degrado ambientale e perdita di biodiversità. Sono gli obiettivi delle nuove norme sulla sostenibilità nelle imprese – la due diligence o “diligenza dovuta” – varate dall’Europarlamento la settimana scorsa con 366 voti a favore, 225 contrari e 38 astensioni.
Sostenibilità nelle imprese: cosa dicono le nuove regole?
In cosa consistono? Le regole approvate da Strasburgo ampliano gli obblighi per le aziende di grossa taglia a mitigare, monitorare e riportare dati sull’impatto delle loro attività rispetto a possibili violazioni dei diritti umani e al mancato rispetto dell’ambiente. La prima novità è la necessità di identificare le ricadute negative delle attività dirette dell’impresa. Quindi di mettere in piedi meccanismi di monitoraggio. E, se necessario, compiere azioni per mitigare o azzerare questo impatto.
La seconda novità riguarda l’estensione di questo obbligo: dovrà estendersi a tutta la catena del valore, compresi i fornitori, la vendita, la distribuzione, il trasporto, lo stoccaggio, la gestione dei rifiuti e altre aree. In più, tutte le aziende devono dotarsi di un piano di transizione in linea con il target degli 1,5 gradi.
A chi si applicano i nuovi obblighi sulla sostenibilità nelle imprese? Parliamo di aziende con sede in UE con almeno 250 dipendenti e un fatturato superiore a 40 milioni di euro. Ugualmente soggette alla due diligence saranno le società “madri” con più di 500 dipendenti e un fatturato superiore a 150 milioni di euro. L’ambito di applicazione copra anche società con sede fuori dall’UE con un fatturato di almeno 150 milioni di euro, se almeno 40 milioni dipendono da affari generati in territorio UE.
In caso di mancato rispetto scattano le contromisure. Si va da misure più soft come il “naming and shaming”, ovvero la pubblicità del mancato rispetto della due diligence (che può infliggere un danno reputazionale) fino a multe di importo pari al 5% del fatturato.
“La maggior parte delle aziende prende sul serio i propri doveri nei confronti delle persone e dell’ambiente. Noi aiutiamo queste aziende con questa “legge sul commercio equo”. E allo stesso tempo tagliamo fuori quelle poche grandi aziende cowboy che non rispettano le regole”, ha dichiarato la relatrice della proposta, Lara Wolters. Nei prossimi mesi inizieranno i negoziati finali con l’altro legislatore UE, il Consiglio, e sarà approvata la versione definitiva delle nuove regole sulla sostenibilità nelle imprese.