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Passa la riforma dell’ETS europeo: tutte le novità

Nuovo ETS UE: cosa cambia nel mercato del carbonio ‘fit for 55’
Foto di Marion Wellmann da Pixabay

La riforma dell’ETS prevede il phase out delle quote gratis entro il 2034

(Rinnovabili.it) – I settori industriali coperti dal mercato del carbonio -allargati per la 1° volta anche al trasporto marittimo- dovranno tagliare le emissioni del 62% entro il 2030, rispetto ai valori del 2005. È il nuovo target fissato con la riforma dell’ETS UE appena approvata in via definitiva da Consiglio ed Europarlamento. Che prevede anche l’eliminazione graduale delle quote di carbonio gratuite, a partire dal 2026 con orizzonte 2034. E la creazione di un ‘gemello’ del sistema di scambio crediti di CO2 europeo che copra anche le emissioni da auto ed edifici, ma solo dal 2027.

Taglio emissioni, cosa prevede la riforma dell’ETS

L’obiettivo del 62% è un compromesso tra la richiesta del parlamento (63%) e quella del Consiglio (61%). Tra il 2005 e il 2021, gli oltre 10mila impianti del settore energetico e dell’industria pesante soggetti all’ETS europeo hanno abbattuto le loro emissioni di gas serra del 42,8%. Senza rafforzare lo schema del mercato del carbonio, entro fine decennio si sarebbe arrivati appena a un -51%.

Per questo gli altri tasselli essenziali della riforma dell’ETS prevedono un aumento del tasso di riduzione annuale dei permessi scambiati sul mercato. Il fattore di riduzione lineare, infatti, sale al 4,3% tra il 2024 e il 2027 e poi ancora di un decimale, al 4,4%, tra 2028 e 2030. Ci saranno poi due ritiri di quote corposi ‘una tantum’: uno da 90 Mt CO2e nel 2024 e uno da 27 Mt due anni dopo. In parallelo, le quote ‘congelate’ nella market stability reserve continueranno ad aumentare ogni anno: i crediti saranno ritirati a un ritmo accelerato fino a un tetto di 400 milioni di quote.

Infine, il capitolo spinoso delle quote gratis. Prima della riforma dell’ETS, sono stati proprio i permessi gratuiti a minare l’efficacia del mercato del carbonio europeo, consentendo a certi grandi inquinatori di continuare quasi indisturbati, senza incentivi per decarbonizzare. La tabella di marcia stabilita con l’accordo definitivo prevede che sarà eliminato il 2,5% delle quote gratis nel 2026, il 5% nel 2027, il 10% nel 2028, il 22,5% nel 2029, il 48,5% nel 2030, il 61% nel 2031, il 73,5% nel 2032, l’86% nel 2033, fino a raggiungere il 100% nel 2034.

L’ETS II e le altre novità

L’ETS parallelo vedrà la luce solo nel 2027, un anno più tardi di quanto aveva proposto in origine la Commissione a luglio 2021. La riforma dell’ETS -tassello fondamentale del pacchetto legislativo Fit for 55– si è adattata alla congiuntura attuale di crisi dei prezzi dell’energia e di incertezze per il prossimo futuro, riuscendo comunque a mantenere la proposta di un nuovo mercato del carbonio dedicato alle emissioni generate dall’uso di combustibili nel trasporto stradale, nel riscaldamento degli edifici e nella manifattura. Non era scontato: introdurre questo sistema significa aumentare i costi per i cittadini e le PMI.

La riforma dell’ETS prevede quindi due meccanismi di flessibilità per l’ETS II. La data di entrata in vigore potrebbe slittare avanti di un anno se i prezzi energetici saranno ritenuti ancora troppo alti. E se il costo delle quote supera i 45 euro, verranno immesse sul mercato 20 milioni di nuove quote.

In più, viene istituito un Social Climate Fund da 86,7 miliardi per aiutare famiglie, microimprese e chi ha un’auto se messi in difficoltà dalle nuove misure. Con tre clausole: gli aiuti non possono supportare combustibili fossili, devono rispettare il principio del ‘non causare un danno significativo’,  e quelli in forma di supporto diretto al reddito non possono superare il 37,5% del totale per ciascun paese. Il Fondo è cresciuto rispetto alla proposta iniziale, ferma a 77 mld. Il Fondo coprirà gli investimenti strutturali di lunga durata, tra cui la ristrutturazione degli edifici, le soluzioni di decarbonizzazione e l’integrazione delle energie rinnovabili, l’acquisto e l’infrastruttura per i veicoli a zero e basse emissioni, nonché l’uso dei trasporti pubblici e dei servizi di mobilità condivisa.

Per aumentare tasso di innovazione e coesione interna all’UE, la riforma prevede di aumentare la dotazione dell’Innovation Fund -dedicato allo sviluppo di tecnologie innovative per la decarbonizzazione- da 400 a 575 mln di quote così come quella del Modernisation Fund, dedicato invece ai paesi con pil inferiore al 75% della media UE. Circa 47 mln di permessi saranno invece disponibili per racimolare risorse aggiuntive per coprire il rischio di carbon leakage -fuga all’estero di industrie- con l’entrata in vigore del meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera (CBAM).

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