Un rapporto dell’IEEFA, l’Institute for Energy Economics and Financial Analysis, calcola i benefici ambientali ed economici di sostituire il gas con l’idrogeno blu o verde nella produzione di acciaio. Gli unici miglioramenti sensibili si ottengono con l’H2 verde. Pesa molto l’immaturità delle tecnologie CCS
L’idrogeno blu prodotto da gas fossile con cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) non riuscirà a decarbonizzare il settore siderurgico. O, almeno, non è la soluzione più conveniente per produrre acciaio sostenibile. Sia sotto il profilo dell’impatto ambientale, sia sotto quello economico.
Acciaio sostenibile, l’idrogeno blu “non è la soluzione”
L’idrogeno blu deve far fronte a “notevoli problemi”, spiega uno studio dell’IEEFA, l’Institute for Energy Economics and Financial Analysis. Tra cui:
- scarse prestazioni della tecnologia di cattura del carbonio,
- emissioni di metano associate, e conseguente difficoltà nel rispettare gli standard globali sulle emissioni,
- opposizione degli utenti finali che rifiutano materiali di origine fossile nella loro catena del valore.
Come spesso si legge negli studi sulle prospettive della penetrazione dell’idrogeno per decarbonizzare i settori hard-to-abate, uno degli scogli ricorrenti è la scarsa efficienza delle tecnologie CCS e la loro immaturità, soprattutto a scale rilevanti per incidere davvero nel percorso di transizione di questi settori industriali. Il caso analizzato dall’IEEFA non fa eccezione. Nonostante decenni di sviluppo, la tecnologia di cattura del carbonio non ha raggiunto i tassi di cattura promessi (95%), rendendola poco affidabile, argomenta l’istituto.
Inoltre,le perdite di metano lungo la catena di approvvigionamento hanno un impatto climatico significativo. Mentrele normative sulle emissioni nei mercati chiave (USA, UE, Giappone e Corea del Sud), sempre più rigorose, sono difficili da soddisfare per l’idrogeno blu. Non è un caso, sostiene l’IEEFA, che grandi aziende come Shell ed Equinor abbiano deciso di interrompere progetti su larga scala.
Sotto il profilo climatico, la partita tra idrogeno blu e verde è presto decisa. L’idrogeno può sostituire i combustibili fossili nel processo di riduzione diretta del ferro (DRI), impiegato per la realizzazione di acciaio sostenibile, ma solo l’H2 verde (prodotto con elettrolisi alimentata da energia rinnovabile) offre emissioni quasi zero. Le emissioni dell’idrogeno grigio battono intorno a 11 kgCO2 equivalente per kg di idrogeno. E le emissioni dell’H2 blu non scendono molto, sia per la scarsa efficienza della CCS sia per i consumi energetici aggiuntivi che essa comporta.
Guardando i costi, l’IEEFA ritiene che, sebbene oggi l’idrogeno blu sia più economico di quello verde, ciò dipenda da prezzi bassi del gas e da alti tassi di cattura del carbonio (superiori al 90%). Condizioni improbabili nel mondo reale. In più, il costo dell’idrogeno verde è in calo e potrebbe diventare più competitivo entro la fine del decennio grazie a miglioramenti nella tecnologia degli elettrolizzatori e alla riduzione dei costi dell’energia rinnovabile.
“Nel settore siderurgico, continuare a utilizzare combustibili fossili comporta rischi significativi, soprattutto date le aspettative irrealistiche del CCS come mezzo per eliminare le emissioni”, afferma Soroush Basirat di IEEFA. “Sebbene i costi non siano diminuiti così rapidamente come suggerivano le previsioni, l’idrogeno verde rimane la soluzione più efficace a lungo termine per affrontare la decarbonizzazione della produzione primaria di acciaio”.