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Un assorbitore in legno carbonizzato per la disoleatura “solare”

Finora non esistevano metodi ecologici ed efficienti per la disoleatura dell’acqua di mare. Ma adesso le cose potrebbero cambiare

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Foto di Riley su Unsplash

Un team cinese ha scoperto un metodo per la disoleatura che usa solo luce del sole e legno

(Rinnovabili.it) – Un gruppo di ricercatori cinesi ha proposto un concetto completamente nuovo per separare le miscele petrolio-acqua utilizzando l’energia del sole. Questo nuovo protocollo sembra in grado di effettuare la cosiddetta disoleatura con un impatto ambientale minimo.

Dalla ricerca pubblicata su Frontiers of Environmental Science & Engineering, emerge che il team ha utilizzato un assorbitore in legno carbonizzato dal design intelligente. La scelta del legno è uno dei fattori che rendono questo approccio economico ed ecologico. L’assorbitore ha una cosiddetta “struttura Giano”, cioè bifronte. Essa comprende uno strato superiore idrofobo e uno strato inferiore oleofobico, per la separazione simultanea di petrolio e acqua azionata dal sole e per la generazione di elettricità.

Quando esposto alla luce solare, l’assorbitore sfrutta l’energia termica, generando calore che separa il petrolio dalla superficie dell’acqua. Allo stesso tempo, l’energia assorbita può essere convertita in elettricità. Il gruppo di ricerca ha ottenuto risultati sorprendenti: il sistema ha mostrato una capacità di rimozione del petrolio superiore al 99%, oltre a una stabilità a lungo termine senza degrado delle prestazioni.

Depurare l’acqua dal petrolio è una pratica resa necessaria dall’inquinamento continuo che gli idrocarburi provocano. In genere, la contaminazione da petrolio proviene da diverse fonti. Tra queste, le fuoriuscite dalle navi, le operazioni di trivellazione offshore e le perdite dagli oleodotti. Le fughe di petrolio possono essere devastanti per la vita marina e gli ecosistemi. Il petrolio forma infatti nell’acqua una densa melma che soffoca i pesci, rimane intrappolato nelle piume degli uccelli marini e blocca il passaggio della luce solare.
La scienza quindi si interroga su possibili tecnologie che possano supportare la depurazione delle acque inquinate da petrolio. Ma i protocolli tradizionali hanno solitamente una bassa efficienza di separazione e un elevato consumo energetico. Spesso, fra l’altro, causano inquinamento secondario. Pertanto, non sono buone soluzioni per il controllo dell’inquinamento marino da idrocarburi su larga scala. Lo sviluppo di un approccio alternativo rispettoso dell’ambiente, economicamente vantaggioso e altamente efficiente è di grande urgenza. E la scoperta dei ricercatori cinesi potrebbe dare una risposta.