(Rinnovabili.it) – Permettere a gruppi interdisciplinari di giovani di approfondire e mettere in pratica le proprie conoscenze lavorando su un case study che porti alla proposta di sfruttamento imprenditoriale di un brevetto. Questo l’obiettivo di Esa’s S2un Challenge, la competizione dell’Agenzia Spaziale Europea che chiede agli sfidanti di sviluppare la migliore proposta di business per un settore non spaziale basata sui propri brevetti spaziali. L’edizione 2014 del contest ha visto trionfare il team italiano del Politecnico di Torino, classificatosi secondo grazie ad una delle migliori proposte presentate durante la gara. Il nome della squadra (composta Giuseppe Airò Farulla, Francesco Brundu, Luigi Colangelo, Pierluigi Freni, Matteo Stoppa) “PIER – Petroleum Innovative Enviromental Remediation” ben spiega il tema del progetto: realizzare una barriera di contenimento per sversamenti di petrolio in mare. Il giovane team ha realizzato un business plan dedicato al nuovo dispositivo di contenimento e recupero degli oli, realizzato a partire dal brevetto ESA “A deployable tensegrity structure, especially for space application”.
“I cinque studenti – si legge nella nota stampa del Polito – hanno riconsiderato l’applicazione di una struttura dispiegabile rigida, che non utilizza giunti meccanici (impiegata attualmente in campo aereospaziale come antenna), in maniera tale da utilizzarla come anello di contenimento da caricare a bordo delle navi per limitare l’espansione in mare di un eventuale sversamento di petrolio. Il sistema è in grado di passare dallo stato “chiuso” a quello “aperto” e attivo in meno di trenta minuti aumentando il suo volume di oltre 12 volte. Questa caratteristica lo rende particolarmente interessante per le navi da commercio adibite al trasporto di liquidi inquinanti, poiché ridurrebbe il tempo di intervento nel contenimento dello sversamento, azzerandone quasi completamente il forte impatto ambientale”. Il primo posto è andato invece a tre studenti della Cranfield University nel Regno Unito grazie alla proposta di un Aeromobile a pilotaggio remoto dotato di una tecnologia di imaging sviluppata dall’ESA per i telescopi spaziali, e in questo caso messa al servizio della lotta al bracconaggio dei rinoceronti.