Il percorso che porta il tessuto industriale italiano verso obiettivi net-zero è una sfida complessa. Per guadagnare competitività ed efficienza è cruciale progettare una solida strategia di sostenibilità. I consigli di Schneider Electric per sfruttare appieno le opportunità della transizione
(Rinnovabili.it) – Un sondaggio realizzato dalla Banca europea degli investimenti a settembre 2021 rilevava che le aziende italiane spiccano, in Europa, per la loro resistenza a investire per affrontare la crisi climatica. Solo il 37% delle imprese italiane interpellate ha fissato dei target di riduzione delle emissioni (contro il 41% a livello Ue), e appena 7 su 100 hanno uno staff dedicato a clima ed efficienza (contro il 23% in Ue). E se due terzi degli intervistati è preoccupato dai costi dell’energia, solo il 46% ha condotto audit energetici nella propria azienda. Tutte percentuali che scendono quando si considera la strategia di sostenibilità messa in campo dalle sole PMI.
Eppure, l’orizzonte della sostenibilità, e quindi il percorso di decarbonizzazione necessario per renderla concreta, non è certo assente nel panorama dell’industria italiana. Le aziende che hanno sviluppato un piano di sostenibilità sono il 69% e quasi metà hanno fissato obiettivi quantitativi (il 44%), indicava un altro sondaggio, realizzato da Ernst & Young a inizio anno. Dati che sono migliorati sensibilmente nell’ultimo lustro. Anche qui, però, non manca qualche ombra. Se due terzi delle imprese coinvolte nella survey dichiara di aver strutturato un organo interno di governance che riporta al CdA sui temi di sostenibilità, infatti, solo 1 azienda su 3 (il 35%) ha definito tempistiche precise per il raggiungimento degli obiettivi.
A leggere in controluce i risultati di queste rilevazioni, l’impressione che si ricava è che se da un lato si sta facendo largo una cultura della sostenibilità, dall’altro sia ancora troppo spesso un processo che avanza a tentoni o che manca della concretezza necessaria. Il rischio? Perdere competitività, efficienza e mercato, oltre a subire un danno reputazionale.
Una ricetta per imprese più resilienti
Per rispondere alla doppia pressione del mercato e di regolamenti ambientali sempre più stringenti e calibrati sull’obiettivo net-zero, una chiave proficua è assecondare la tendenza espansiva dell’elettrificazione dei consumi – perno del processo di decarbonizzazione – mettendola a sistema grazie ad una strategia di sostenibilità a tutto tondo.
Se la penetrazione del vettore elettrico nella domanda di energia industriale crescerà, dall’attuale 20%, al 30% entro fine decennio per superare poi il 50% verso il 2050, “la strategia di sostenibilità è diventato qualcosa di necessario per poter essere resilienti nel tempo. Dati oggettivi fanno vedere che attuare in azienda una strategia di sostenibilità significa implementare una cultura dell’efficienza, una cultura dell’innovazione, significa digitalizzare. E quindi, di conseguenza, rendere l’azienda più redditiva e più attrattiva per i propri clienti”, argomenta Giancarlo Terzi, Vice Presidente della divisione Field Services di Schneider Electric Italia.
“Ovviamente – avverte Terzi – siamo di fronte a una sfida complessa, che ha un orizzonte a medio-lungo termine e che troppo spesso viene affrontata senza avere piena consapevolezza delle sue implicazioni. Per questo serve una strategia che parta dall’analisi della situazione corrente, fissi gli obiettivi, e assegni priorità alle azioni in funzione del loro impatto sull’impronta di CO2 e del ritorno economico. Così si evitano carenze in fase attuativa”.
Uno sguardo alle PMI
Una sfida, quella della transizione, che oltre a essere complessa tocca tutti. Non solo le grandi aziende, quotate o meno: la decarbonizzazione oggi riguarda sempre più anche le piccole e medie imprese. Qui entra in gioco un movimento “a tenaglia”.
Da un lato, più dell’80% delle emissioni di un’azienda è nella sua supply chain, per cui le grandi corporate arriveranno a obbligare i loro fornitori a essere net-zero nelle loro operazioni. Dall’altro lato, è proprio grazie a un piano di sostenibilità che le imprese possono ottenere riduzioni dei costi, a partire da quello dell’energia consumata.
Un argomento che oggi, a quasi un anno dall’inizio dell’impennata dei prezzi del MWh, e con la guerra in Ucraina ad aggiungere incertezza, diventa decisivo. È proprio in periodi di crisi come questi che emerge la convenienza di attuare una strategia di sostenibilità. “Le aziende che in passato avevano cominciato a sposare il tema della sostenibilità, avevano fatto dei contratti a medio-lungo termine per l’acquisto di energia rinnovabile, che oggi non sono impattati dal repentino aumento dei costi dell’energia. La strategia di sostenibilità porta a costruire un modello di business più resiliente”, sottolinea Terzi.
D’altro canto, la congiuntura attuale ha dei vantaggi intrinsechi dati dalla disponibilità di canali di finanziamento specifici per efficienza energetica e digitalizzazione, come quelli del Pnrr, o da condizioni più semplici che in passato di accesso a prestiti verdi grazie al supporto statale.
Come strutturare una strategia di sostenibilità a 360°
Ed è proprio su questi temi, cioè sull’incrocio fra efficienza (energetica e dei processi produttivi) e digitalizzazione, che si gioca la buona riuscita della transizione verso emissioni zero e quindi anche di qualsiasi strategia di sostenibilità che punti ad alleggerire l’impronta di carbonio di un’azienda. Temi che si declinano soprattutto in termini di automazione dei processi e monitoraggio.
Da questo punto di vista, Schneider Electric fornisce un supporto alle imprese imperniato sull’architettura EcoStruxure, basata sull’IoT e pensata soprattutto per digitalizzare le PMI. Un’architettura scalabile e aperta, nella quale si possono integrare anche software già in uso o che saranno acquisiti successivamente, grazie alla struttura open source organizzata su tre livelli. “Al primo livello troviamo prodotti connettibili che raccolgono informazioni dal campo in modo attivo e le portano ai livelli successivi. C’è poi un secondo livello con software on premise che gestiscono l’operatività e l’automazione dell’azienda. Nel terzo livello, basato su cloud, queste informazioni vengono raccolte e gestite attraverso machine learning e intelligenza artificiale per supportare chi prende le decisioni, da quelle finanziarie alla manutenzione”.
Anche processi come la manutenzione, infatti, hanno una stretta connessione con la sostenibilità. Allungare il ciclo di vita di un asset significa ridurre le risorse che sarebbero necessarie per rimpiazzarlo o per modificarlo. “Fino a ieri eravamo abituati a fare manutenzione su base statistica, cioè a prescindere da quanto e in che condizioni quell’asset sia stato usato. Oggi lo possiamo fare su base condizionata, cioè solo quando serve e come serve. Ma si può andare ancora oltre con la manutenzione predittiva, tenendo conto dei segnali che arrivano dal campo e anticipano eventuali problemi futuri su un asset. In questo modo riduco la manutenzione, quindi sono più efficiente, allungo la vita dei miei asset, riduco i fermi impianto”, conclude Terzi. Farlo in modo efficace e proprio grazie alla digitalizzazione integrata in una strategia di sostenibilità, quindi, diventa un tema chiave.
Articolo in collaborazione con Schneider Electric