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Dalla Danimarca, un simulatore trova i siti idonei allo stoccaggio di CO2 nei depositi geologici

Quali reazioni chimiche si verificano con l’iniezione di CO2 nei giacimenti esauriti di idrocarburi? Come influiscono sulla rapidità a cui può avvenire il loro riempimento? E per quanto tempo riescono effettivamente a stoccare il carbonio? A queste domande prova a rispondere un simulatore messo a punto dalla Technical University of Denmark

Stoccaggio CO2 depositi geologici: un simulatore valuta i siti idonei
Crediti: DTU

Molti paesi europei stanno puntando sullo stoccaggio di CO2 nei depositi geologici

Sempre più paesi stanno inserendo la cattura e stoccaggio geologico di CO2 nelle loro strategie climatiche. Italia inclusa: nel testo definitivo del PNIEC 2024 il governo Meloni prevede da 4 a 8 milioni di tonnellate di CO2 stoccata entro il 2030. Se le tecnologie di carbon capture sembrano ancora in larga parte immature e la loro efficacia è messa in dubbio da più parti, anche la questione dello stoccaggio di CO2 in depositi geologici, come i giacimenti esauriti di idrocarburi, presenta delle incertezze. Quali reazioni chimiche avvengono in profondità? Quale può essere il loro impatto sulla durata dello storage di carbonio? E sulla capacità reale dei siti?

A queste domande prova a rispondere la Technical University of Denmark con un simulatore che dovrebbe essere in grado di prevedere con accuratezza le diverse variabili messe in moto dall’iniezione di CO2 sottoterra.

Stoccaggio CO2 depositi geologici, quali sono davvero idonei?

I ricercatori hanno sviluppato “algoritmi in grado di calcolare l’andamento delle reazioni chimiche” che permettono di calcolare come si comporterà la CO2 a diverse temperature, pressioni e nell’incontro con altre sostanze nel sottosuolo, come acqua salata, minerali o idrocarburi, che sono residui tipici in un giacimento di petrolio e gas dismesso”, spiega Wei Yan, ricercatore che guida il team di scienziati. Il simulatore è sviluppato nell’ambito della partnership INNO-CCUS, iniziativa danese di cui fanno parte anche l’università di Stanford e la compagnia fossile francese TotalEnergies.

Le previsioni sono essenziali per valutare due fattori cruciali nell’efficacia dello stoccaggio di CO2 in depositi geologici: quanto rapidamente possono essere riempiti, e per quanto tempo possono verosimilmente trattenere il carbonio? Alla prima domanda, il simulatore risponderà analizzando le possibili reazioni chimiche indesiderate. Come quelle tra CO2 e acqua salata, che possono dar luogo a un precipitato del sale che ostruisce i pozzi. Comprendere il loro andamento permetterà di stabilire la velocità massima di iniezione e la praticabilità dello storage in un determinato sito.

La risposta alla seconda domanda arriverà invece dalle simulazioni sulla diffusione della CO2 nel sottosuolo e da come la molecola si può stabilizzare, sia a livello chimico che geologico, in un determinato sito.

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