Sfruttando la lignina contenuta nella pasta di scarto delle cartiere Biome Bioplastics è riuscita a produrre una bioplastica resistente e flessibile
La Biome, utilizzando una borsa di studio del valore di 150mila euro offerta lo scorso anno dal Technology Strategy Board, ha già iniziato a produrre piccoli frammenti di bioplastica abbastanza elastica e forte nei laboratori della Warwick University affermando che riuscirà a commercializzare il prodotto entro la fine del decennio e a basso costo, proponendo così una allettante alternativa alle plastiche prodotte da combustibili fossili.
Nello specifico la lignina viene definita un idrocarburo complesso che conferisce alle piante la loro consistenza legnosa. Utilizzando una sostanza specifica che si trova nello stomaco delle termiti, la lignina può essere scomposta in modo da ottenere una sostanza chimica idonea per la produzione di bioplastiche.
Sono diversi al momento i progetti presenti in tutto il mondo nei quali l’uso della lignina viene esaminato come fonte per la produzione di bioplastiche con la speranza di riuscire a collaborare con le aziende che producono carta per sfruttare il flusso costante di rifiuti ricchi di lignina.
Da parte sua il governo ha affermato di aver trovato nel settore legato alla biotecnologia industriale un comparto realmente promettente per ottenere un’economia a basse emissioni di carbonio nel quale il Regno Unito potrebbe svolgere un ruolo di leadership.
“Abbiamo dimostrato che ce la possiamo fare, ora la prossima tappa sarà dimostrare che il prodotto può essere commercializato in maniera economicamente sostenibile e a scala più ampia”, ha aggiunto Paul Mines, chief executive di Biome Bioplastics, “Siamo estremamente soddisfatti di questo importante passo … anche se non significa che siamo arrivati al traguardo.”