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Piano Triennale della Ricerca di Sistema Elettrico, al servizio di una transizione giusta

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Il Piano rappresenta lo strumento nazionale per fissare le priorità, gli obiettivi e la previsione del fabbisogno finanziario per le attività di ricerca e sviluppo dedicate al sistema elettrico nazionale. Ecco come funziona, chi lo concretizza e perché è bene conoscerlo

Piano triennale della ricerca di sistema elettrico
via depositphotos.com

In collaborazione con RSE

Passi avanti nella definizione del nuovo Piano Triennale 2025-2027 della Ricerca di Sistema elettrico. Il 3 maggio si è conclusa la fase di raccolta dei contributi pubblici promossa dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, aprendo la porta a quella successiva, per l’elaborazione dei suggerimenti pervenuti. Un processo essenziale non solo per rendere partecipe il grande pubblico di uno degli strumenti nazionali più importanti per una transizione energetica giusta ed efficace, ma anche per poter conoscere meglio le leve dell’innovazione italiana e gli sforzi che in esse confluiscono.

Anche quelli di tipo economico, dal momento che le attività sono finanziate dalla componente tariffaria A5RIM. 

L’attuale piano, ossia il 2022-2024, ha ricevuto oltre 195 milioni di euro per presidiare e sviluppare tecnologie di prodotto e di processo fondamentali per la transizione green. Queste risorse sostengono direttamente accordi di programma con tre grandi enti della ricerca nazionale, ossia ENEA, CNR e RSE, unitamente ad alcuni bandi di gara aggiuntivi. L’obiettivo ultimo? Assicurare al Paese le condizioni per uno sviluppo sostenibile, migliorando l’economicità, la sicurezza e la compatibilità ambientale del sistema elettrico nazionale.

Come funziona il Piano Triennale della Ricerca di Sistema elettrico?

Attivo fin dal 2000, il Piano rappresenta lo strumento nazionale per fissare le priorità, gli obiettivi e la previsione del fabbisogno finanziario per le attività di ricerca e sviluppo dedicate al sistema elettrico nazionale. Tali elementi sono predisposti ogni tre anni dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Economica (MASE) a cui sono state trasferite nel 2021 funzioni precedenti assolte dall’ex Ministero dello Sviluppo Economico (oggi Ministero delle Imprese e del Made in Italy). Il MASE redige lo schema e lo pone in consultazione pubblica per un mese; quindi, sulla base delle osservazioni scaturite e dopo aver acquisito il parere dell’ARERA, approva il Piano triennale di ricerca tramite decreto.

Il documento riporta obiettivi generali e temi di ricerca, distinguendo le attività tra quelle a totale beneficio degli utenti del sistema elettrico (tipo a) e quelle che offrono contestualmente anche uno specifico interesse di soggetti operanti nel settore dell’energia elettrica (tipo b). I progetti di tipo a possono essere realizzati tramite bandi di gara o accordi di programma, stipulati dal Ministero dell’Ambiente direttamente con RSE, ENEA e CNR.

Non solo. Il documento indica anche i criteri di valutazione dei cosiddetti Piani Triennali di Realizzazione (PTR) che i tre soggetti affidatari devono elaborare entro settembre dell’anno precedente al triennio di riferimento. I PTR devono essere, di volta in volta, articolati per singoli progetti e coerenti con gli obiettivi generali. I PTR sono poi sottoposti a un team di esperti affinché venga giudicata la loro ammissibilità sotto il profilo dell’innovazione, dell’originalità, della fattibilità tecnica ed economica, della congruità di tempi e dei costi rispetto ai risultati ottenibili, benefici per gli utenti finali a fronte dei costi previsti. Entro la fine dello stesso annovengono ammessi ai contributi i progetti valutati positivamente e  stipulati gli accordi di programma.,

Le attività sono finanziate dal Fondo alimentato dal gettito della componente tariffaria A5RIM, mediante prelievi definiti dall’ARERA. Il fondo è gestito dalla Cassa per i servizi energetici e ambientali (CSEA) e la componente tariffaria si muove oggi tra un minimo di 0,0010 c€/kWh e un massimo 0,0652 c€/kWh a seconda del tipo di utenza elettrica.

Gli obiettivi dello Schema del Piano 2025-2027

Con l’attuale piano prossimo al termine, molte delle attenzioni sono focalizzate oggi sulla definizione dei target del triennio 2025-2027. Dallo schema pubblicato dal MASE e messo in consultazione lo scorso mese, sono confermati i due obiettivi generali, ossia “Decarbonizzazione” e “Digitalizzazione ed evoluzione delle reti”, ognuno dei quali è articolato in diverse aree di R&S. 

Nel dettaglio il primo obiettivo contempla tre aree di ricerca: Tecnologie e Materiali (accumulo, idrogeno, materiali e dispositivi di frontiera per applicazioni energetiche), Energie Rinnovabili (fotovoltaico innovativo, energia dal mare, solare termodinamico, bioenergie) ed Efficienza energetica (a livello edilizio, industriale, idrico, includendo anche le tecnologie di elettrificazione dei consumi). 

Altre tre aree di ricerca e sviluppo caratterizzano il macro obiettivo Digitalizzazione ed evoluzione delle reti, vale a dire: Sicurezza del sistema elettrico (Cyber Security, evoluzione nella pianificazione delle reti elettriche, innovazione nella gestione, resilienza, flessibilità, digitalizzazione), Scenari Energetici (Scenari e supporto alla governance; Mercati e regolazione), Integrazione del Sistema Elettrico (Mobilità sostenibile, utente al centro della transizione; rinnovabili e integrazione nel territorio).

I punti fermi all’interno dei quali si muoveranno le attività sono quelli dettati dagli indirizzi di programmazione energetica inseriti nel PNIEC, allineando gli obiettivi generali del Piano a quelli definiti a livello comunitario nel SET-Plan e nel programma Horizon Europe, in coerenza con il Pacchetto Fit-for-55.

Piano triennale di ricerca: ruolo e attività di RSE

Degli oltre 195 milioni di euro stanziati per il triennio 2022-2024, fino a 108 milioni di euro sono stati dedicati all’accordo di programma con RSE, Ricerca sul Sistema Energetico, struttura pubblica di eccellenza. La società, controllata dal Gestore dei Servizi Energetici, lavora da sempre per mettere a disposizione del Paese soluzioni tecnologiche che coniughino sicurezza, efficienza e sostenibilità. Il suo approccio orientato all’innovazione e aperto all’interazione attiva con gli stakeholder le permette di distinguersi nel settore della ricerca scientifica, fornendo un supporto unico nel perseguimento degli obiettivi della transizione energetica. E arrivando in anticipo sulla definizione di potenzialità, problemi e sfide che questo percorso porta con sé.

I 108 milioni assegnati dal Piano Triennale di Ricerca 2022-2024 sono stati divisi da RSE sui due grandi obiettivi sopracitati: 29,9 milioni sostengono attività finalizzate alla decarbonizzazione del sistema elettrico; 82,1 milioni quelle focalizzate su digitalizzazione ed evoluzione delle reti.

Si tratta di un impegno in perfetta continuità con il lavoro svolto nel triennio precedente e che ha visto impiegati circa 250 ricercatori, avviando oltre 200 collaborazioni e contratti di ricerca con Università e Industria e producendo un numero importante di pubblicazioni. Solo dal 2019-2021 RSE ha redatto 550 rapporti tecnici, 180 articoli su riviste e contributi a libri e ben 720 memorie di convegni e conferenze.

I progetti in corso in questo triennio? La lista è lunga. Si va dallo sviluppo del fotovoltaico ad alta efficienza a quello dei sistemi d’accumulo (elettrochimici, elettrici, termici e power-to-gas); dallo studio di componenti e materiali per la sicurezza e la resilienza del sistema elettrico all’efficientamento energetico dei prodotti e processi industriali; dallo sviluppo di metodologie, studi, strumenti software, prototipi e dimostratori per ottimizzare le reti elettriche di trasmissione e distribuzione a quello di scenari e strumenti per la mobilità elettrica. Il tutto è gestito con un approccio integrato e una visione di sistema, garantendo un continuo allineamento tra la ricerca nazionale e le più avanzate progettualità europee.

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