Rinnovabili • Silvia Olchini

Schneider Electric: come rispondere alla sfida dei data center del futuro

La Schneider Electric, leader mondiale per la digitalizzazione dell’energia e dell’automazione industriale, si sta concentrando da tempo nell’offrire soluzioni per i data center, una realtà in crescita esponenziale. La transizione digitale e l’arrivo dell’intelligenza artificiale fanno prevedere che in appena 5 anni ci sarà il raddoppio dei consumi energetici del settore. Abbiamo chiesto a Silvia Olchini con quali strategie e soluzioni la sua azienda affronta questo mercato. Complementarietà, integrazione e velocità le parole d’ordine.

Silvia Olchini
Intervista a Silvia Olchini – Vice President Secure Power Business Unit di Schneider Electric.

di Mauro Spagnolo

(Rinnovabili.it) – Incontro Silvia Olchini – Vice President Secure Power Business Unit di Schneider Electric – nel corso di un’interessante visita presso lo stabilimento di Conselve, realtà specializzata nella produzione di infrastrutture di raffreddamento per data center.

Dott.ssa Olchini, vorrei iniziare nel capire quali sono esattamente le competenze della Secure Power Business Unit.

Secure Power si occupa di fornire le soluzioni primarie di infrastruttura fisica necessarie al settore dei data center. Parliamo quindi di tutti gli aspetti che attengono all’architettura data center e in generale ciò che garantisce la continuità dell’energia in ogni ambito di applicazione – non solo data center ma anche in edifici commerciali e industria –  grazie alle cosiddette soluzioni UPS. Forniamo inoltre i software che permettono di gestire e ottimizzare i consumi energetici all’interno del data center stesso. Inoltre ci occupiamo anche di coordinare le nostre soluzioni con tutte le altre divisioni all’interno di SE in quanto la vera proposition primaria della nostra azienda è la complementarietà e l’integrazione dell’offerta. Questo è il nostro valore.  

La richiesta di energia e il mercato  data center stanno crescendo a livello nazionale, ma soprattutto a quello globale. Attualmente l’1% dell’energia mondiale viene richiesta dai data center.  Potrebbe apparire oggi un dato contenuto se paragonato ad altre realtà sicuramente più energivore, ma come dicevo è un segmento in sviluppo esponenziale e prevediamo che in futuro diventi una voce importante della domanda energetica mondiale. Quindi data center non è solo infrastruttura fisica IT, ma è energia elettrica in media e bassa tensione, e-Building, insomma sistemi di gestione che dialoghino tra loro per consentire un’attività particolarmente integrata ed efficiente. 

Il mondo IT si sta diffondendo in modo trasversale in tutte le attività dell’uomo.  Oggi sembrerebbe impossibile lavorare, ma anche gestire la propria vita personale, senza ausilio dell’IT. Di conseguenza lo sviluppo dei data center, come voi avete previsto, sarà notevolissimo e con esso il conseguente aumento di domanda energetica. Come pensa la sua azienda di riuscire a rispondere a questa colossale sfida?  

A me piace dire che l’IT è un abilitante nei processi, nelle applicazioni e nelle nuove risorse. Noi ci stiamo abituando ad avere l’IT al servizio come modalità di costruzione del nostro business. Questo è un valore enorme che abbiamo imparato purtroppo attraverso la crisi pandemica e quello che sta succedendo a livello geopolitico. In questo quadro il digitale è un abilitante fondamentale per la trasformazione del business. 

Non ne possiamo fare a meno perché è diventato parte della modalità di lavorare, un modo più efficiente e più veloce. 

La transizione al digitale è iniziata tanti anni fa e l’Italia è uno dei paesi che in parte l’ha abbracciata e in parte – specialmente nel passato – ha fatto resistenza: questioni culturali,problemi nel portare la digitalizzazione anche all’interno degli edifici e delle attività produttive e altri aspetti hanno pesato: la modernizzazione digitale non è così immediata nel realizzarsi.  

E il generoso sostegno del PNRR al digitale italiano, quanto sarà di aiuto?

Moltissimo. È un’opportunità irripetibile che dobbiamo assolutamente sfruttare. È solo adesso che abbiamo questa possibilità e dobbiamo cavalcarla perché, se non ci riuscissimo, perderemmo la capacità di posizionarci all’interno dell’Europa.  

Quale contributo offrite per intercettare questi finanziamenti?

Questa opportunità non l’abbiamo scoperta oggi e stiamo da tempo aiutando i nostri clienti a fare un percorso in questo senso.  Il quesito che ci poniamo costantemente è come supportarli immediatamente perché la velocità con cui questa trasformazione si sta svolgendo è esponenziale.  Il problema non è tanto sul perseguimento del risultato finale, ma in quanto tempo le aziende debbono digitalizzarsi e quanto un’azienda come la nostra possa essere in grado di supportare questa velocità della digitalizzazione. Strumenti, risorse e tecnologie in SE esistono e sono molto avanzate. La vera sfida è quella di riuscire a creare un ecosistema di competenze che ci permette di indirizzare la trasformazione con la giusta velocità. 

Grazie alle partnership e alle alleanze con vendor e integrator di tecnologie, l’obiettivo è quello di  creare una soluzione che non sia un singolo prodotto, ma una proposizione di valore. 

Torniamo al PNRR, come SE si approccia nella pratica a questa opportunità?

Si tratta di supportare le aziende nello sviluppare progetti di valore, grazie alla collaborazione con tutto l’ecosistema dagli studi di progettazione, passando dal rapporto con gli installatori fino ad arrivare all’utente finale. 

Bisogna poi distinguere: le aziende più grandi hanno già piani di investimento che consentono di utilizzare queste risorse, in questo caso noi li aiutiamo ad essere più efficaci nella realizzazione del piano. 

Per le imprese invece piccole e medie è diverso: supportare per l’accessibilità al fondo, comprendere come poterlo fare, avere la modalità giusta, eseguire il progetto corretto, è tutto molto più complesso anche perché si parla di digitalizzazione, un ambito cioè nel quale noi siamo solo una componente. Quindi, una delle nostre mission più importanti, è di essere a fianco del cliente per creare la giusta competenza dalla fase di progettazione alla fase finale di esecuzione del progetto.  

Si è rilevato che il settore IT nel 2020 consumava 8.7% dell’elettricità globale producendo il 3% delle emissioni totali e si prevede che nel 2028 ci sia un raddoppio di questo fabbisogno energetico. Una realtà che crescerà in modo talmente esponenziale che per soddisfarla bisognerebbe velocizzare tutti i processi di innovazione tecnologica…

È vero: in Italia verranno installati numeri enormi di megawatt perché lo sviluppo delle applicazioni richiedono una quantità di dati grandissima e, di conseguenza, anche lo spazio fisico e l’energia necessaria alla loro alimentazione sarà particolarmente sviluppata. Pensiamo solo a quello che comporterà l’applicazione dell’intelligenza artificiale in termini di implementazione dei data center.  Quindi il problema dell’energia è un tema in azienda particolarmente attenzionato. Tendiamo ad ottimizzare il consumo energetico grazie all’aiuto di misuratori capaci di generare informazioni per realizzare soluzioni che ottimizzino il rapporto tra le quattro variabili in campo: efficienza energetica, prestazioni, spazio e quantità

Lo sviluppo tecnologico negli anni ha aiutato moltissimo l’efficientamento, ma siamo ad una fase in cui il livello di tecnologia e l’efficienza sono arrivati a un punto di discrimine per cui si richiederebbe disruptive revolution per poter passare a un livello di efficienza ulteriore.  Quindi l’efficienza energetica non è il solo obiettivo per seguire un approccio sostenibile.  Bisogna guardare a 360°. La transizione non passa solo dalla decarbonizzazione e dall’efficienza, ma anche da come si utilizzano le risorse: come si fanno i placements e come si gestisce la domanda delle risorse stesse.

In effetti il tema è ben più ampio. Se parliamo di sostenibilità nel processo di transizione digitale, parliamo non solo di energia elettrica ma anche di acqua, di economia circolare, di rifiuti…

All’interno di un data center che è – come si diceva – un ambiente complesso, creare dei framework di sostenibilità con specifiche metriche non è così semplice in quanto sono molteplici le variabili evolutive che dobbiamo tenere in considerazione.  A questo fine abbiamo scritto un white paper sulla sostenibilità del data center definendo le metriche che possano aiutare il cliente a capire dove posizionarsi. Ma il lavoro – ovviamente – è in continua evoluzione e riguarda, tra l’altro, l’utilizzo delle rinnovabili, l’efficienza energetica, l’utilizzo dell’acqua, la gestione dei rifiuti e molto altro ancora.

Ho visto che SE fornisce anche soluzioni cosiddette “fisiche” con Easy modular data center all in one. Ci spiega di cosa cos’è?

Si tratta di soluzioni data center preconfigurate finalizzate ad un concetto di standardizzazione. Più replichiamo una soluzione in modo efficace, maggiormente riusciamo a raggiungere gli obiettivi nell’ottica di un progetto modulare, scalabile, integrato e preconfigurato. È chiaro che la standardizzazione non può accontentare tutte le tipologie di clienti – penso ad esempio a quelle aziende che ci chiedono soluzioni architetturali e di design – ma è perfetta per coloro che desiderano soluzioni rapide e scalabili. 

Come intercettate le esigenze di mercato dovute all’avvento dell’intelligenza artificiale? 

L’intelligenza artificiale è un nuovo modo di analizzare dati con una capacità di elaborazione che assomiglia ad un ragionamento umano. Per arrivare a svolgere un’attività così complessa, occorre avere a disposizione un volume immenso di dati, che non può essere cancellato nel tempo, e che quindi tende ad aumentare costantemente. La capacità di memoria e di calcolo è direttamente proporzionale alla capacità dell’AI. Il problema che ci troviamo quindi ad affrontare non è tanto tecnologico, ma di volumi. Per noi dietro l’intelligenza artificiale c’è il lavoro dell’infrastruttura, del controllo dei dati, della manutenzione predittiva, dei sistemi di raffreddamento per dissipare la grande quantità di calore, del fornire insomma le condizioni affinché gli algoritmi possano svolgere il loro lavoro “estremo”. 

Parliamo della guerra in Europa. Stiamo uscendo dalla crisi degli approvvigionamenti dovuti al conflitto? 

Da quel punto di vista abbiamo vissuto, come tutti, un periodo difficile. Ma in linea di massima ritengo che siamo usciti da quella situazione, a parte la fornitura di alcune tecnologie particolari.  La crisi internazionale ha creato importanti ritardi sugli approvvigionamenti e questo non è stato semplice. Tutto ciò ci ha portato però ad ottenere ancora più fiducia da parte dei nostri clienti che hanno particolarmente apprezzato il nostro impegno e capacità nel risolvere problemi nel pieno di una crisi internazionale.  

Per chiudere. Mi ha colpito la frase di un vostro slogan: siamo nella direzione giusta, ma c’è ancora molto da fare.  Qual è – a suo giudizio – l’elemento su cui bisogna concentrare maggiormente l’attenzione?

Sicuramente la sostenibilità.  

I nostri clienti chiedono ai loro fornitori – come primo requisito – di essere integrati alle politiche di sostenibilità.  E aggiungo. Secondo me: quella che sarà la nostra urgenza immediata, non tra qualche anno, ma probabilmente tra qualche mese, è di poter rispondere alla domanda non solo di riduzione delle emissioni dirette ed indirette, ma di riuscire a lavorare integralmente sull’impatto della supply chain. Parliamo di circa l’80% del programma di sostenibilità delle aziende. 

Questa è per me la vera scommessa con il futuro.