(Rinnovabili.it) – Si alza il sipario sulla “Maker Faire Rome – The European edition” 2020 (digital.makerfairerome.eu), la nuova edizione della celebre fiera dedicata all’innovazione. L’appuntamento, promosso e organizzato dalla Camera di Commercio di Roma, attraverso la sua Innova Camera, ha riacceso oggi le sue luci con una live d’apertura tutta orientata al futuro. In un clima sfidante come quello attuale, l’evento è riuscito a fare del suo più grande punto di forza – l’innovazione condivisa – l’elemento fondante per un format completamente nuovo: digitale, interattivo e ancora più variegato ed inclusivo. E il concetto di collaborazione ha fatto da slogan anche al primo incontro on line.
“Re:Make the World, together” è il titolo della conferenza che ha aperto formalmente le porte della manifestazione, un viaggio virtuale nella robotica, nella intelligenza artificiale, nella sostenibilità e nell’economia circolare, senza dimenticare il mondo della moda e del design. Un momento, come ha ricordato Riccardo Luna in apertura “per fare il punto sulle grandi idee odierne per ricostruire il mondo”. E “per raccontare come i maker abbiano dato un contributo formidabile e fondamentale per aiutarci a resistere durante la pandemia”.
A fare gli onori di casa è come sempre il presidente della Camera di Commercio, Lorenzo Tagliavanti, che ha saluto l’evento leggendo gli auguri del presidente Sergio Mattarella. Il capo di Stato ha sottolineato come Maker Faire Rome 2020 costituisca oggi un momento di dibattito e invenzioni condivise in grado di “contribuire alla ripartenza del Paese una volta superata l’emergenza sanitaria in corso”.
Una visione, quella della ripartenza legata alle nuove idee e alle nuove imprese, promossa anche dal Ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio. “Nei prossimi mesi l’attenzione della Farnesina sarà sempre più puntata sul rafforzamento dell’ecosistema di sostegno delle startup in chiave internazionale. In occasione della presidenza del G20 stiamo approntando insieme a fondo nazionale innovazione e a ICE – Agenzia il primo evento di matching tra i principali venture capital globali e un selezionassimo numero di startup provenienti dall’Italia e dal mondo dedicato alla risoluzione di una serie di sfide globali […] Continueremo a puntare sulle aziende innovative, ancora più nel futuro”. Prova ne è che, spiega il ministro in questo difficile 2020, nel primo semestre il numero delle startup è cresciuto del 10,3%.
Ed è stato proprio il popolo degli innovatori, il primo a rispondere all’emergenza sanitaria che ha travolto l’Italia (e non solo). Un grande sforzo, coordinato dalla piattaforma TechForCare, nata con l’obiettivo di mettere in contatto i portatori di necessità con quanti fossero in grado di rispondere a quel bisogno. E nei momenti peggiori della crisi, ricorda Enrico Bassi, Coordinatore Opendot Fab Lab, “i maker sono stati una fabbrica aperta, flessibile, rapida e interconnessa, in grado di produrre quello che non arrivava in Italia in altro modo e consegnarlo nelle mani degli utilizzatori”. Per Bassi si è trattato di un beta-test di ciò che progettare e produrre assieme può significare per il sistema nazionale.
Un esempio? Il più noto è sicuramente il caso di Isinnova. Nella primavera 2020, l’azienda bresciana, seguendo l’intuizione geniale di un medico, ha trasformato una comune maschera da snorkeling in una maschera respiratoria. “Abbiamo provato a lavorarci sopra – spiega Cristian Fracassi, ceo di Isinnova – convertendo il boccaglio e realizzando quella che abbiamo valvola Charlotte che agganciata nella parte superiore della maschera permette di collegare i tubi dell’ossigeno, i filtri e le valvole respiratorie“. Non solo. La società, ha deciso di condividere il file on line, per permettere a chiunque di scaricarlo e stampare in 3D la preziosa valvola. “Stiamo parlando di 150mila maschere utilizzate in tutto il mondo, 15mila in Italia”.
Il tema delle soluzioni “semplici” basate sulle necessità degli utenti è stato anche al centro dell’intervento di Bernard Roth, Professore di ingegneria, co-fondatore e direttore accademico della d.school – Stanford University. Roth è il promotore del design thinking, il pensiero progettuale basato su approccio empatico. Il primo passo, spiega il professore è “entrare in empatia” con i destinatari della futura invenzione per imparare quali siano i veri problemi da risolvere e come definirli. “In 17 anni la d.school ha realizzato 158 progetti ‘incentrati sull’uomo’ con 63 partner in 32 Paesi. E siamo convinti di aver raggiunto più di 100 milioni di persone”. Uno degli aspetti più cari a Roth è la possibilità insegnare come progettare prodotti e servizi capaci di cambiare la vita dei cittadini più poveri del mondo. Un impegno da cui quasi 10 anni fa è nata, ad esempio, JaipurKnee, un’articolazione protesica del ginocchio a basso costo e prodotta localmente, oggi impiegata in un ampio numero di cliniche indiane. O che ha portato recentemente al creazione di macchina per l’imballaggio dei semi portatile, veloce e facile da usare, destinata a migliorare le tecniche di rimboschimento nei vivai comunitari dell’Uganda rurale.
Dalle soluzione semplici a quelle più complesse. Una delle eccellenze nostrane su cui puntare, soprattutto in questo momento, è sicuramente quella delle macchine intelligenti. Come spiegato da Bruno Siciliano, professore di Robotica all’Università Federico II di Napoli, e curatore della sezione principe di MFR, il 2020 ha portato ad una ridefinizione del concetto di ambiente ostile. Se fino a ieri il termine era usato in ambito spaziale, sottomarino, nucleare o militare, per definire uno dei campi di applicazione della robotica industriale, oggi la pandemia ha allargato i confini anche agli ambienti sociali (case, ospedali, scuole). E in questo contesto il pensiero corre subito ai primi robot di corsia, apparsi in questi mesi in alcune strutture sanitarie per lavori di sanificazione e telepresenza. “Noi come istituto italiano della Robotica e delle macchine intelligenti abbiamo inviato un contributo alla rivista Science Robotic, proprio per la risposta italiana al COVID”. “Il robot – ha continuato Siciliano – si può sostituire all’uomo in lavori pericolosi, ma in realtà la vera scommessa è che diventi un assistente a tutti gli effetti”.
L’attuale rivoluzione digitale che investito l’Italia e una buona fetta del Pianeta, e di cui fa parte la corsa all’intelligenza artificiale e all’automazione, ha tuttavia ancora molta strada da compiere. Uno dei temi finiti sotto i riflettori della Maker Faire Rome 2020, è quello della “I.A che si muove”, quell’intelligenza necessaria ai robot dedicati all’assistenza delle persone fragili, o delle macchine 5.0 che collaborano in maniera integrata con gli operi nelle fabbriche, o quella necessaria a mettere su strada auto senza conducenti. In questo campo la tecnologia è ancora allo stadio embrionale, come sottolinea Barbara Caputo, Professoressa Ordinaria del Politecnico di Torino e Prima Ricercatrice dell’Istituto Italiano di Tecnologia. “Tutte queste innovazioni ancora non ci sono ma saranno l’oggetto di ricerca dei prossimi 20 anni”. È importante per l’Italia puntare all’A.I. che si muove, spiega Caputo, “perché siamo un popolo di maker e facciamo cose che hanno bisogno di intelligenza, come le auto, e cose che vanno mosse con l’intelligenza, dall’alimentare alla moda“. Non solo. “Siamo un Paese in cui l’ascensore sociale si è rotto ed oggi abbiamo bisogno di rimettere in moto il sistema Italia […] l’IA è un grande livellatore in questo senso”.