Ingegnere, qualche mese fa aveva spiegato a Rinnovabli.it che la sfida, per un’azienda come Versalis, non è cercare prodotti nuovi per sostituire quelli esistenti, ma prodotti che, grazie alla loro complessità molecolare vegetale, esprimano performance innovative. Il progetto Guayule è una sfida altamente innovativa ed è in piena sintonia anche con l’invito della Commissione Europea a favorire uno sviluppo sostenibile, basato sulla bioeconomia. E’ così? E quando vedremo i primi oggetti in gomma da Guayule?
Abbiamo già sufficienti quantità di gomma naturale per produrre pneumatici con i nostri partner di sviluppo prodotto e nel recente passato il nostro partner tecnologico Yulex ha fatto produrre vari manufatti anallergici da Patagonia (mute da surf) a Ansell (guanti medicali) e altre società minori. Non solo Versalis, ma soprattutto i principali produttori di pneumatici mondiali ritengono strategico il tema della sostenibilità dei loro prodotti, in buona parte composti da gomma naturale da Hevea. Vorrei specificare che sto parlando di sostenibilità in senso più ampio, anche sociale. Tutti noi sappiamo che nelle piantagioni da Hevea il prezzo del prodotto è sostenuto sia dalle condizioni precarie dei lavoratori, intrinsecamente non migliorabili vista la impossibilità di meccanizzazione del raccolto, sia dal sussidio dei governi locali. A parità di scenario, la gomma da Guayule costerebbe certamente meno di quella da Hevea. Tuttavia noi abbiamo deciso di privilegiare un processo sostenibile, puntando sul suo sviluppo, e ciò è coerente sia con la nostra visione, sia con l’invito della Commissione.
Per spiegare perché è importante il progetto Guayule per l’impatto economico, ambientale e per le ricadute sulla collettività, quali parole chiave sceglierebbe?
Certamente economia di territorio, basata appunto su un concetto di sostenibilità a tutto tondo e non solo, legato all’utilizzo di materie prime rinnovabili, anche perché la stessa Hevea viene dalla natura, pur con cicli produttivi molto lunghi. È fondamentale, in questa progettazione, adottare un’impostazione equa e trasparente perché non vi siano soggetti della filiera produttiva, che possano pensare di essere sfruttati a beneficio di altri. Altrimenti, tutti perderemmo questa opportunità di sviluppo. Per la conoscenza che abbiamo maturato fin qui, penso che la biomassa di Guayule sia tra le poche ad essere fonte di una serie di prodotti ad alto valore, e pertanto possa ritenersi tra le poche in grado di assicurare delle remunerazioni al mondo agricolo di tutto rispetto, senza che queste possano inficiare la redditività dell’ investimento industriale di estrazione.
Oltre alla partnership strategica con Yulex, nel progetto sono coinvolti altri partner scientifici-tecnologici in Italia e all’estero che condividono la vostra visione di fertilizzazione incrociata (cross fertilization) delle competenze?
Il cluster di soggetti che lavorano al progetto oltre a noi e Yulex, vede la partecipazione di diverse università italiane – come Bari, Bologna – , il centro di ricerca Enea Trisaia, e società come Pirelli, ma anche altre che curano lo sviluppo prodotto sia di resina, che di biomassa e gomma lattice e dry. Ogni soggetto, grazie al proprio background, permette di costruire un importante tassello per completare questo disegno che ambisce a realizzare una catena di produzione integrata dal campo ai singoli prodotti finiti.
Con lo sviluppo incessante di nuove conoscenze e competenze, quali sono le generazioni impegnate nei progetti di Versalis? Prevalgono i giovani o vi è un equilibrio generazionale? Che competenze hanno?
Innanzi tutto, Versalis ha dovuto coprire una sua carenza storica che è il campo agronomico. Lo sta facendo con giovani di alto talento e anche, per la parte gestionale, con la riconversione di professionalità elevate, ma sviluppate in campi totalmente differenti. Questi processi di riconversione delle professionalità ci stanno restituendo grandi soddisfazioni sia nella motivazione delle persone, sia realmente nei risultati che raggiungiamo. Siamo convinti che l’incrocio fra competenze “fresche” e quelle acquisite nel tempo, ovvero l’incontro fra junior e senior, sia sempre fondamentale per permettere a ognuno di esprimere al meglio il proprio potenziale: spesso le iniezioni di motivazione vengono dalle nuove leve ma è dai senior che arrivano le conoscenze e il metodo di lavoro.