(Rinnovabili.it) – Come sarà il legno del futuro? Se lo chiedete ai ricercatori del CNR la risposta sarà “sottovuoto”. Con l’obiettivo di migliorare le prestazioni di un materiale che dalla sua già vanta diversi pregi, l’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree Cnr-Ivalsa di San Michele all’Adige (Trento) ha dato il via al progetto Thermovacuuum. L’iniziativa ha messo a punto un processo in grado di dare al legno veri e propri super poteri. O meglio eco-superpoteri.
Nel dettaglio, i ricercatori hanno codificato e registrato un procedimento – battezzato Termovuoto® – capace di conferire in maniera “naturale” al legno eccezionali proprietà di resistenza e durabilità. Senza impiegare pertanto alcuna sostanza chimica, il processo permette di eliminare termicamente l’acqua, in assenza di aria, in maniera tale da irrobustirlo senza nuocere in alcun modo all’estetica.
“Il Termovuoto® combina un processo di essiccazione sottovuoto ad alta efficienza energetica e un trattamento termico, con l’obiettivo di offrire un prodotto ecologico, a basso impatto ambientale, conveniente e di alta qualità”, spiega Ottaviano Allegretti, responsabile del laboratorio Labess di Cnr-Ivalsa e della parte scientifica del progetto. “Grazie a questa tecnologia è possibile fornire a specie legnose come l’abete rosso, dominante in Trentino e nell’arco alpino, caratteristiche tipiche dei legni tropicali che vengono anche per questo importati, quali una spiccata piacevolezza estetica e particolari doti di durabilità non presenti nel legno naturale, che lo rendono particolarmente idoneo all’utilizzo in esterno, per esempio in infissi, facciate, arredi esterni e guardrail. Il legno garantisce così una forte competitività non solo rispetto a quello non trattato ma anche ad altri materiali, plastica fra tutti”.
La ricerca, pubblicata in questi giorni sulla rivista internazionale ‘Bio Resources’, ha il merito di produrre un materiale di ottima qualità, riducendo l’impatto ambientale ed economico del trasporto su lunghe distanze e soprattutto lo sfruttamento eccessivo delle foreste tropicali. Il processo, prosegue Allegretti, “permette di ottenere effetti positivi sul piano ambientale ed energetico”, ed è stato presentato nell’ambito della chiamata europea Eco-Innovation da un pool di aziende italiane e francesi insieme col Consorzio servizi legno sughero e la UppsalaUniversity svedese. I risultati prodotti in questi cinque anni di attività hanno convinto la Commissione Europea ad assegnare all’iniziativa il più alto finanziamento mai erogato per questa tipologia di ricerche per un importo totale di 1,8 milioni di euro. “La ricerca – conclude Allegretti – ora si concentra sulla certificazione del materiale rispetto al suo ciclo di vita, dal bosco fino allo smaltimento, e sulle analisi delle sostanze organiche volatili (Voc) necessarie per l’applicazione nel settore dell’arredamento di interni. Con l’obiettivo di portare gli investimenti fatti e il patrimonio di conoscenze e tecnologie acquisite a ricadute reali nel sistema legno italiano”.