Secondo uno studio inglese catturare CO2 dai gas industriali può essere una soluzione per trasformarli in prodotti chimici come shampoo e detersivi. Resta l'incognita dei prezzi di produzione

Shampoo, bagnoschiuma, detersivi e combustibili derivati dai gas di scarico industriali. Sembra una possibilità interessante quella emersa da uno studio recente dell’Università di Serrey, che ha fatto ricorso ad uno dei principali responsabili globali del cambiamento climatico. Secondo i ricercatori il carbonio contenuto in questi gas potrebbe essere convertito in prodotti di uso quotidiano per la casa.
Cosa diventano i gas di scarico industriali?
Lo studio si è focalizzato su particolare prodotto: l’alcol etossilato (AE7), tensioattivo di alto valore nei detergenti liquidi. Il composto è uno degli emulsionanti fondamentali usati in prodotti per l’igiene quotidiana come shampoo e bagnoschiuma. Convenzionalmente, viene prodotto facendo reagire alcol grassi con ossido di etilene da risorse principalmente fossili e marginalmente di origine biologica.
La ricerca ha studiato un “nuovo” processo produttivo per l’AE7 basato sul carbonio da gas esausti di cartiere ed acciaierie. In questo caso la CO2 estratta dai fumi verrebbe fatta prima reagire con idrogeno per produrre gas di sintesi e poi processata, tramite enzimi, per ottenere alcani. Quest’ultimi verrebbero trasformati prima in alcoli grassi e poi, reagendo con l’ossido di etilene, in alcol etossilato.
Trasformare la CO2 industriale in ingredienti chimici
Lo studio, guidato dal professor Jhuma Sadhukhan, ha analizzato il ciclo di vita di questo processo di riciclo dimostrando che la trasformazione delle emissioni di CO2 in tensioattivi, avrebbe un grande vantaggio ambientale. Fino ad un 82% di riduzione del potenziale di riscaldamento globale (GWPP), per emissioni delle cartiere. Quasi la metà per quella dell’industria siderurgica. Chi ha effettuato la ricerca ha valutato l’intero ciclo di vita della conversione dei gas di scarto delle acciaierie e delle cartiere in tensioattivi per beni di consumo essenziali.
“Per decenni i combustibili fossili sono stati la spina dorsale dell’industria manifatturiera, non solo come fonte di energia ma anche come componente chiave dei prodotti che la gente usa quotidianamente” considera il professor Jin Xuan, coautore dello studio. “Tuttavia, questa dipendenza ha comportato un elevato costo ambientale. I nostri risultati dimostrano che i rifiuti di CO2 possono essere parte della soluzione piuttosto che del problema”.
Gas industriali: conviene all’ambiente, ma non al portafoglio
Tuttavia, un’analisi tecno-economica evidenzia sfide fondamentali, come i costi elevati e la limitata disponibilità di idrogeno, entrambi elementi critici per la conversione della CO2 in tensioattivi, con un mercato che si prevede raggiungerà i 59,5 miliardi di dollari entro il 2032 . Secondo le studio però, dato che il processo è energivoro, sarebbe essenziale impiegare energia rinnovabile.
Non è tutto. Un altro studio, distinto da quello dell’ateneo inglese, prende in esame anche la fattibilità economica di diversi metodi di produzione, rilevando che la cattura della CO2 rimane più costosa, pari a 8 dollari/kg rispetto ai 3,75 dollari/kg delle fonti fossili; questo renderebbe il processo sostenibile ma economicamente svantaggioso. La speranza è nel progresso tecnologico, che abbassi i costi, e nell’aumento della domanda di prodotti sostenibili.
I risultati ulteriori di questi studi avranno un ruolo cruciale nel plasmare il futuro della produzione chimica sostenibile e si legge nello studio: “saranno utilizzati per guidare le industrie, fornendo raccomandazioni chiave ai responsabili politici su come accelerare la transizione verso un’economia circolare del carbonio“.