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Contro le fuoriuscite di petrolio, arriva una “spugna” efficiente e riciclabile

Fuoriuscite di petrolio
Credits: TV BrasilGov – Link, CC BY 2.5, Link

La King Abdullah University ha sviluppato un nuovo materiale per assorbire le fuoriuscite di petrolio

(Rinnovabili.it) – Gli scienziati di tutto il mondo stanno esplorando nuovi modi per contenere le fuoriuscite di petrolio in mare. L’ultimo frutto di questi sforzi è un nuovo materiale riciclabile, sviluppato dalla King Abdullah University of Science and Technology dell’Arabia Saudita, che secondo i suoi creatori non solo è in grado assorbire il combustibile fossile con grande efficienza, ma può essere utilizzato più e più volte.

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L’elemento chiave del nuovo studio è un polimero dotato di elevata porosità, il 6FDA-TrMPD. Per realizzare la loro “spugna”, i ricercatori hanno utilizzato l’elettrospinning, una tecnica che ha permesso letteralmente di filare questa macro-molecola in fibre di piccolo diametro. Alla struttura del polimero sono stati integrati gruppi trifluorometilici idrorepellenti, che consentono di assorbire liquidi come il petrolio, respingendo al contempo l’acqua circostante. Il prodotto finale è una sorta di groviglio di fibre, così poroso da avere una superficie di 565 metri quadrati per grammo di materiale.

Il team ha testato il materiale in laboratorio e ha scoperto che, in pochi minuti, è stato in grado di assorbire rapidamente tra 25 e 56 grammi di petrolio per ogni grammo di materiale polimerico. “Le prestazioni di assorbimento sono molto migliori rispetto a quelle di molti altri materiali adsorbenti. Inoltre, può essere riciclato e riutilizzato con prestazioni simili, dimostrando un grande potenziale per la pulizia di fuoriuscite di petrolio”, ha spiegato Fuat Topuz, autore dello studio pubblicato su Environmental Science Nano.

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Adesso i ricercatori stanno esplorando in che modo i polimeri provenienti da fonti sostenibili potrebbero essere utilizzati per fabbricare i prodotti assorbenti e come possano essere ottimizzati per affrontare altri inquinanti, come i metalli pesanti. “Nel nostro prossimo passo, elaboreremo ulteriormente questi materiali per creare ulteriori membrane e spugne fibrose tali da sviluppare materiali adsorbenti facilmente recuperabili, preservandone le alte prestazioni”, ha concluso Topuz.

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