(Rinnovabili.it) – Negli ultimi anni, il numero di domande di brevetto per le tecnologie di stoccaggio dell’energia elettrochimica è aumentato in maniera vertiginosa: un deciso 110 per cento dal 2006 al 2011. Lo rivela uno studio della Technical University di Monaco di Baviera dedicato all’energy storage, che spiega come la maggior parte di queste richieste è presentata soprattutto dagli sviluppatori di batterie al litio. Una volta superati i problemi di sicurezza di questa tecnologia, la crescita ha subito una vera impennata e solo in questo settore, nel 2011, si sono registrate 4.900 nuove famiglie di brevetti (cioè gruppi di brevetti e domande di brevetto per invenzioni uguali o simili). “Il segmento delle batterie agli ioni di litio è molto dinamico”, spiega il fisico ed economista tedesco Simon C. Müller. “Molto probabilmente, raggiungerà presto un punto in cui si assisterà ad effetti di auto-moltiplicazione”.
Al secondo posto, in termini di numero di domande depositate, ci sono le batterie al piombo con circa 580 nuove famiglie di brevetti nel 2011. Gli scienziati hanno notato, tuttavia, un recente marcato aumento, seppure ad un livello basso, per le batterie di flusso redox, in cui i composti chimici che immagazzinano l’energia sono utilizzati in forma liquida. Nel 2011, ben 2.100 richieste di brevetti relativi a dispositivi di stoccaggio sono state presentate da sviluppatori asiatici, 530 da quelli europei, e solo 410 da sviluppatori statunitensi.
Per ottenere questi numeri, gli scienziati hanno adoperato un indice che prende in considerazione sia i dati quantitativi che il numero di richieste di applicazione. Secondo questo indice, la top ten nel segmento delle batterie al litio comprende otto società giapponese e una coreana, con la Fuji saldamente in testa. Solo una società statunitense, Valence Technology, appare nella classifica, mentre l’istituto europeo di maggior successo, il Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS), è classificato solo 25°.