I residui di farmaci sono un problema per la fauna selvatica quando finiscono nell’ambiente
(Rinnovabili.it) – Per rimuovere gli inquinanti dall’acqua si utilizzano spesso materiali porosi che si comportano come spugne. In inglese prendono il nome di metal organic frameworks (MOFs), che noi traduciamo con reticoli metallorganici o strutture metallorganiche. Sono materiali cristallini costituiti da ioni o cluster metallici tenuti insieme da leganti organici rigidi (i cosiddetti linkers), così da formare strutture con porosità molto elevata.
Un team di ricercatori del Dipartimento di Chimica dei Materiali e dell’Ambiente dell’Università di Stoccolma, ha fatto un passo avanti nello sviluppo di questi preziosi reticoli. Gli scienziati hanno scoperto infatti che funzionano bene per eliminare i residui di farmaci. Invece di basarsi su molecole organiche sintetiche, quindi costituite dall’uomo, hanno ottenuto strutture metallorganiche utilizzando una molecola presente in natura che si trova nelle piante: l’acido ellagico.
I primi contenitori di acido ellagico sono i polifenoli che conosciamo con il nome di tannini. Li contengono bacche, noci, frutta e perfino le cortecce degli alberi. I ricercatori ne hanno prelevati da due fonti: una buccia di melograno e una corteccia. A questo punto hanno combinato l’acido con ioni di zirconio, ottenendo un reticolo metallorganico che hanno denominato SU-102.
Il test è stato effettuato su un campione di acqua già purificata presso un impianto locale di trattamento delle acque reflue. La struttura metallo-organica SU-102 è stata immersa nell’acqua e, secondo i risultati pubblicati sul sito dell’Università, è stata in grado di rimuovere molti degli inquinanti farmaceutici rimasti dopo il lavoro di filtraggio svolto dall’impianto di trattamento. In più, tramite un processo di fotodegradazione, i ricercatori hanno utilizzato SU-102 per abbattere le sostanze.
Una buona notizia per problemi come l’antibiotico resistenza, intensificati dalla quantità di residui di prodotti farmaceutici che finiscono nelle acque di tutto il mondo. L’abuso che ne fanno le persone comuni e gli allevatori sta infatti trasformando l’inquinamento farmaceutico in una questione globale. Molti degli impianti di trattamento non riescono a filtrare queste sostanze con efficacia, e così finiscono nell’ambiente stimolando l’evoluzione naturale di organismi resistenti.