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Il condensatore catalitico camuffa i metalli comuni da elementi rari

Un team di ricercatori ha inventato un dispositivo in grado di convertire elettronicamente il comportamento di un metallo comune in quello dei preziosi catalizzatori

condensatore catalitico
via depositphotos.com

(Rinnovabili.it) – Nel cuore di molte delle tecnologie verdi oggi sul mercato, risiedono materiali preziosi. Non solo come componenti strutturali ma anche come “acceleratori chimici”. Metalli rari e costosi quali il rutenio, il platino, il rodio e il palladio, che possiedono proprietà elettroniche di superficie tali da renderli essenziali per il controllo delle reazioni. Ma la loro scarsità rappresenta sempre più un problema non solo per le tasche ma anche per il progresso tecnologico. Ora un gruppo di scienziati ha creato un dispositivo capace di modificare metalli comuni per farli “comportare” come i colleghi più preziosi.

Per sviluppare questo concetto, i ricercatori dell’Università del Minnesota hanno testato la teoria secondo la quale è possibile sintonizzare le proprietà superficiali dei materiali attraverso l’aggiunta e la rimozione di elettroni.

“Gli atomi non vogliono davvero cambiare il loro numero di elettroni, ma abbiamo inventato un condensatore catalitico che ci consente di regolare il numero di elettroni sulla superficie del catalizzatore”, ha affermato il professor Paul Dauenhauer, ricercatore a capo dello studio. “Questo apre un’opportunità completamente nuova per controllare la chimica e fare in modo che materiali abbondanti si comportino come quelli preziosi”. 

Il condensatore catalitico è costituito da una serie di film sottili, spessi solo pochi nanometri e disposti in una pila: uno strato di ossido di alluminio posto superiormente, uno strato di grafene, un isolante e un conduttore sul fondo. Quando viene applicata una tensione al grafene e al conduttore, nell’allumina viene indotta una carica che ne cambia le proprietà superficiali. “Consideriamo il condensatore catalitico come una tecnologia base da implementare in una serie di applicazioni produttive”, ha affermato il professor Dan Frisbie, membro del team di ricerca. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista JACS Au.