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Francia: nel 2023 la prima centrale a energia osmotica, produrrà 4 TWh l’anno

Grazie alla tecnologia della start up bretone Sweetch Energy, che applica un sistema di elettrodi alla membrana selettiva in nanofibre di origine naturale, l’impianto dovrebbe diventare competitivo rispetto alle altre fer

Centrale a energia osmotica: impianto da 4 TWh alla foce del Rodano
Foto di imsogabriel da Pixabay

La centrale a energia osmotica genererà ¼ dell’elettricità consumata da Milano in 1 anno

(Rinnovabili.it) – Produrre energia pulita e perenne alla foce del Rodano. Grazie all’incontro tra l’acqua dolce del fiume e l’acqua salata del Mediterraneo. È l’idea su cui scommette la Compagnie nationale du Rhône, azienda che gestisce la generazione di energia idroelettrica da circa 50 dighe sul principale corso d’acqua della Francia del sud e altri parchi eolici e fotovoltaici. Insieme a una startup bretone, Sweetch Energy, nel 2023 inaugurerà una centrale a energia osmotica.

Come funziona una centrale a energia osmotica?

L’energia osmotica è conosciuta anche come energia a gradiente salino e viene generata sfruttando il differenziale di salinità tra le acque fluviali e quelle marine. Queste ultime hanno una concentrazione maggiore di alcuni sali, soprattutto sodio e cloro, in forma ionizzata (Na+ e Cl). Negli anni sono nate diverse metodologie per sfruttare tale energia. La più conosciuta è l’osmosi a pressione ritardata che, come spiega il nome stesso, sfrutta direttamente la pressione idrica per azionare un’idroturbina. La centrale francese si affida invece ad un nuovo processo, brevettato dalla stessa Sweetch Energy. Parliamo della tecnologia “INOD®”, acronimo di “Ionic Nano Osmotic Diffusion“. La soluzione sfrutta un effetto scoperto solo nel 2013, per cui immense correnti elettriche, indotte osmoticamente, sono generate da gradienti di salinità su scala nanometrica.

Il prototipo alla foce del Rodano

Ad oggi sono pochi gli esempi di centrale a osmosi nel mondo. La prima entrò in funzione in Norvegia nel 2009, ma era un prototipo di dimensioni decisamente contenute. Prodotto dalla compagnia statale Statkraft, l’impianto produceva appena 2-4 kWh, sufficiente per operazioni come avviare una macchina da caffè.

La scommessa della startup bretone è di impiegare la tecnologia INOD® in grado di consentire lo sfruttamento dell’energia a gradiente salino su vasta scala. Nel mondo, si stima che il potenziale di questa fonte di energia pulita da osmosi, considerate tutte le foci dei fiumi, sia di circa 30.000 TWh: più dell’intera domanda globale annua di elettricità.

Il collo di bottiglia, finora, è il costo del procedimento osmotico in rapporto alla quantità di elettricità generata. Sweetch Energy ha messo a punto una membrana particolare, composta di nanofibre di materiali naturali, a cui vengono associati degli elettrodi. Il sistema, garantisce la startup, permette di raggiungere livelli di efficienza che rendono questa tecnologia finalmente competitiva con altre fonti rinnovabili: sono 20 volte più performanti di quelle tradizionali e costano 1/10 del prezzo corrente.

A regime, nel 2030, l’impianto alla foce del Rodano dovrebbe generare 4 TWh di elettricità l’anno, cioè circa ¼ della domanda annuale di energia di una città come Milano.