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Dal MIT un nuovo biofertilizzante per terreni troppo salini

Grazie agli studi sulla shelf life e l'estensione della vita dei prodotti alimentari, i ricercatori del MIT hanno messo a punto una tecnica di fertilizzazione dei semi che consente di coltivare piante in ottima salute anche in terreni altamente improduttivi.

Biofertilizzante
Credits: Joke vander Leij da Pixabay

Il biofertilizzante dei ricercatori di Boston consiste in una miscela tutta naturale di seta, batteri e zucchero

 

(Rinnovabili.it) – Un team di ingegneri del MIT di Boston ha scoperto che rivestire i semi con una protezione, in grado di rilasciare i nutrienti necessari alla pianta germinativa, potrebbe consentire la produzione di colture anche in aree poco fertili. Nello specifico, questo tipo di biofertilizzante consiste in una copertura di seta adeguatamente trattata con l’aggiunta di batteri in grado di fornire, naturalmente, una sostanza a base di azoto.

 

Dopo numerosi test ed esperimenti, i ricercatori hanno mostrato come i semi dotati di questo tipo di rivestimento biofertilizzante siano in grado di crescere con successo anche su terreni poco produttivi e, nello specifico, troppo salati per consentire naturalmente ai semi non trattati di svilupparsi normalmente. I risultati della ricerca sono stati pubblicati questa settimana sulla rivista scientifica PNAS.

 

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Lo studio sul biofertilizzante nasce dagli anni di ricerca che il prof. Benedetto Marelli ha dedicato all’estensione della shelf life dei semi usati come colture alimentari. Con il termine shelf life si indica quel periodo della vita di ogni prodotto alimentare che precede l’acquisto. “Facendo ricerca su questo tema, mi sono imbattuto nei biofertilizzanti, quelle sostanze che possono essere utilizzate per aumentare la quantità di nutrienti nel terreno”, ha affermato il prof. Merelli, “questi fertilizzanti sono composti da microbi che vivono simbioticamente con alcuni tipi di vegetali e convertono l’azoto per farlo assorbire prontamente dalle piante. L’azione di questi microbi, noti come rizobatteri, non solo fornisce un fertilizzante naturale alle colture, ma evita i problemi associati ad altri tipi di fertilizzanti, specie se azotati, che hanno un grande impatto ambientale sulla qualità del suolo.

 

L’aspetto innovativo della ricerca risiede, però, proprio nell’aver trovato un modo per “conservare” i batteri. Infatti, sebbene essi siano diffusi nei terreni di tutto il mondo, sono molto difficili da preservare al di fuori del loro ambiente naturale, vale a dire il suolo. Tuttavia, la seta usata dai ricercatori del MIT riesce a mantenerli in vita, ma solo grazie all’aggiunta di un particolare tipo di zucchero noto come trealosio, che alcuni organismi usano per sopravvivere in condizioni di acqua bassa. In questo modo, i semi trattati con questa particolare miscela biofertilizzante di seta, batteri e trealosio hanno sviluppato piante migliori rispetto a quelle nate da semi non trattati, crescendo su campi addirittura improduttivi da un punto di vista agricolo.

 

Ma il vero punto di forza di questa tecnica consiste nell’essere  molto economica e nel non richiedere particolari attrezzature e competenze. Infatti, come afferma Merelli, “il trattamento è rapido, facile e potrebbe essere scalabile, per consentire alle grandi aziende agricole e ai coltivatori non qualificati di farne uso”. Come passo successivo, i ricercatori stanno lavorando sullo sviluppo di nuovi rivestimenti bioferlizzanti che potrebbero non solo proteggere i semi dal terreno salino, ma anche renderli più resistenti alla siccità, utilizzando coperture in grado di assorbire e conservare l’acqua dal terreno.

 

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