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Una barriera corallina artificiale per ripristinare gli ecosistemi marini

barriera corallina artificiale
Credits: Chulalongkorn University

La barriera corallina artificiale per salvare i coralli

(Rinnovabili.it) – Una barriera corallina artificiale la cui azione potrà accelerare il ripristino dell’ecosistema marino thailandese: dal Veterinary Medical Aquatic Animal Research Center of Excellence (VMARCE) di Chulalongkorn in Thailandia arriva l’idea che potrebbe segnare il passo nel contrasto al deterioramento dei mari. Le barriere Innovareef sono costituite di cemento, liberano sostanze che “nutrono” i coralli naturali ma sono anche stazioni di monitoraggio per i cambiamenti climatici, e potrebbero rilanciare l’ecoturismo in Thailandia. 

Al di là della bellezza degli scenari che abitano, le barriere coralline rivestono una serie di fondamentali funzioni naturali, tra cui la tutela degli ecosistemi marini da eventi climatici potenzialmente devastanti: tenerle in vita e in salute è importante perché nutrono e tutelano la fauna marina di cui anche la nostra specie si nutre. Tra gli effetti dei cambiamenti climatici, uno dei più importanti è il deterioramento della barriera corallina thailandese, che genera lo sbiancamento dei coralli e riguarda ormai più di due terzi della barriera. 

Negli anni sono state ipotizzate diverse soluzioni, una di esse era la costruzione di una barriera corallina artificiale a partire da pneumatici usati, serbatoi e tubi, ma le strutture così composte non si integravano con l’ecosistema marino e spesso, a causa delle maree, generavano la dispersione di rifiuti in mare e la liberazione di microplastiche. 

“Nella conservazione della natura, i metodi sono importanti quanto i risultati”, ha detto il Dr. Nantarika Chansue, direttore del VMARCE e capo dell’unità di ricerca sugli animali acquatici ornamentali per la conservazione (OAAC), facoltà di scienze veterinarie, Chulalongkorn University,  “Stiamo cercando di creare scogliere artificiali realistiche con rami realistici per promuovere l’insediamento di planule e pori per la resistenza alle forze della marea e habitat per le specie marine. Il nostro Innovareef contribuirà ad accelerare il recupero delle barriere coralline per abbinare il loro tasso di distruzione”.

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La barriera corallina artificiale Innovareef

La barriera corallina artificiale Innovareef è modellata a partire dalla struttura naturale dei coralli, è rivestita di calcio e fosfati, nutriente essenziali per questi ultimi. Quando la planula (la sostanza iniziale da cui poi nascono i coralli) si deposita su Innovareef, i tempi di crescita e sviluppo sono più rapidi di quelli tradizionali, e possono arrivare anche a tre o quattro centimetri all’anno, mentre in media un corallo cresce di un centimetro all’anno. La struttura della barriera artificiale è pensata per lo sviluppo della componente corallina: le superfici piane sono realizzate per essere accoglienti per la planula, mentre la cavità sono ideali habitat per pesci e fauna marina. La tecnologia idrodinamica che la compone, inoltre, è in grado di resistere alla forza delle maree. 

Oltre alla sua funzione di ripristino dell’ecosistema, però, la barriera corallina artificiale potrà essere un hotspot per i cambiamenti climatici, perché dotata di apparecchiature in grado di misurare temperatura delle acque, forza delle maree e potenziale di idrogeno. 

“Queste misurazioni vanno a beneficio non solo delle specie marine presenti nell’Innovareef, ma anche dell’intera barriera corallina in cui è installato l’Innovareef- ha spiegato Nantarika  – Come tutti sappiamo, lo sbiancamento dei coralli è causato dall’aumento della temperatura dell’acqua di mare che causa la morte dei coralli. Con queste stazioni intelligenti, ora abbiamo dati sufficienti per salvare l’intera barriera corallina”.

L’incontro tra diversi ambiti di scienze

La nascita di Innovareef deriva dall’incontro di diversi ambiti scientifici: il pH del cemento utilizzato per la sua costruzione è stato selezionato perché il più vicino a quello marino, la struttura intera è un’opera di design il cui funzionamento ricorda quello dei Lego perché possa essere trasportata e assemblata facilmente. 

“L’area adatta per l’installazione di Innovareef è a meno di 10 metri di profondità con esposizione alla luce solare e, soprattutto, con alcune barriere coralline naturali rimanenti. Questi miglioreranno l’insediamento naturale e la crescita della planula. (…) Si può semplicemente mettere in qualsiasi posizione desiderata in mare e poi tuffarsi per mettere tutte le unità insieme per completare il Innovareef”.

Il progetto è attivo dal 2020 e ha già visto l’installazione della barriera corallina artificiale lungo le coste thailandesi. “Nemmeno cinque minuti dopo – ha raccontato Nantarika –  i pesci e diverse creature marine iniziano a venire a sondare e rendere loro il nuovo habitat”. “Ancora più importante, i dati post-installazione indicano che i tassi di insediamento e crescita di planula sul Innovareef sono migliori di quelli su altre barriere artificiali”.

Prospettive future

Il team di  Nantarika è già al lavoro per “abbassare i costi di produzione e aggiungere ulteriori dettagli in modo che si presenti più simile alle barriere naturali”. Tra i progetti per il futuro ce n’è uno particolarmente ambizioso: creare strutture specifiche per ogni specie marina locale, “ad esempio, le cernie giganti preferiscono habitat simili a grotte e così sarà il nostro Innovareef”.

Gli scienziati al momento sono al lavoro insieme alla Facoltà di Ingegneria di Chula per integrare nella barriera una nanotecnologia in grado di rispondere al riscaldamento globale e rimettere in salute i coralli naturali: “Se la temperatura del mare sale a un certo livello che è dannoso per i coralli, il rivestimento nanoparticella Innovareef automaticamente si attiva e rilascia una sostanza per evitare che i coralli muoiano.”

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