Rinnovabili

Meloni alla COP 29: su decarbonizzazione neutralità tecnologica e non ideologica

Meloni alla COP 29: su decarbonizzazione neutralità tecnologica e non ideologica

di Roberto Antonini

L’intervento di Giorgia Meloni alla COP29 sui cambiamenti climatici

La neutralità tecnologica, la tutela dei sistemi produttivi, l’inevitabilità – almeno per ora – dei combustibili fossili, la cooperazione paritaria con il Sud globale a partire dall’Africa, per chiudere con la mozione degli affetti e il ritorno dell’approccio ‘da madre’. L’intervento di Giorgia Meloni alla COP29 in corso a Baku non riserva grosse sorprese. Per ora si va avanti business as usual, non distaccandosi dalle posizioni sin qui dichiarate dal governo italiano, che mette la tutela dei sistemi produttivi e sociali al centro, da perseguire con la ‘neutralità tecnologica’, affidando al futuro e futuribile ruolo della fusione nucleare il ruolo di ‘game changer’. Il tutto sempre con “l’uomo al centro”.

L’Italia, garantisce Meloni, nello sforzo climatico globale “intende continuare a fare la propria parte” ma “è altrettanto prioritario che il processo di decarbonizzazione prenda in considerazione la sostenibilità dei nostri sistemi produttivi e sociali”. Insomma, precisa, “la natura va difesa con l’uomo al centro” e “un approccio troppo ideologico e non pragmatico su questo tema rischia di portarci fuori strada verso il successo”.

COP29, l'intervento del Presidente Meloni

Dunque, dice l’inquilina di Palazzo Chigi, “la strada giusta è quella della neutralità tecnologica, perché attualmente non esiste un’unica alternativa all’approvvigionamento da fonti fossili”. Il fatto è che “dobbiamo avere una visione globale realistica”, sottolinea Meloni alla COP29, perché “la popolazione mondiale raggiungerà gli 8,5 miliardi entro il 2030 e il PIL globale raddoppierà nel prossimo decennio. Ciò aumenterà il consumo di energia, anche per il crescente fabbisogno richiesto dallo sviluppo dell’Intelligenza artificiale”.

Che fare dunque? “Abbiamo bisogno di un mix energetico equilibrato per migliorare il processo di transizione”, è la ricetta suggerita dalla presidente del Consiglio. “Dobbiamo utilizzare tutte le tecnologie a disposizione. Non solo rinnovabili, ma anche gas, biocarburanti, idrogeno, cattura della CO2 e, in futuro, il nucleare da fusione che potrebbe produrre energia pulita, sicura e illimitata”. In questo, ricorda, “l’Italia è impegnata in prima linea sul nucleare da fusione. Nell’ambito della nostra Presidenza del G7, abbiamo organizzato la prima riunione del Gruppo mondiale per l’energia da fusione promosso dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Intendiamo rilanciare questa tecnologia che potrebbe rappresentare un punto di svolta in quanto – sottolinea –  può trasformare l’energia da arma geopolitica a risorsa ampiamente accessibile”. 

Questo per il futuro, nel presente l’Italia continua la sua opera a livello internazionale con uno sguardo rivolto al Sud globale e in particolare alla sponda sud del Mediterraneo, l’Africa. Un approccio incarnato dal Piano Mattei. “Lavoriamo per una nuova diplomazia energetica, che moltiplichi le occasioni di cooperazione tra Nord e Sud del mondo. I nostri destini sono interconnessi, e dalle connessioni energetiche possiamo trarre grandi opportunità”, ricorda Meloni. Per questo “abbiamo voluto che il nesso clima-energia fosse uno dei pilastri del Piano Mattei per l’Africa, la strategia di cooperazione paritaria che l’Italia sta portando avanti, e che sono molto felice la Presidenza azera della COP29 abbia valorizzato nell’ambito dell’iniziativa Climate for Peace”.

Sotto la presidenza italiana, “il G7 ha promosso nuove iniziative concrete, come l’Energy for Growth in Africa, per lo sviluppo di infrastrutture per la produzione e distribuzione di energia verde, e l’Adaptation Accelerator Hub, per sostenere le nazioni più vulnerabili negli interventi di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici”, elenca la presidente del Consiglio. 

Ma quali saranno le prospettive di questa COP29? Alla COP28 di Dubai “ci siamo posti obiettivi ambiziosi: triplicare la capacità di generare energia rinnovabile nel mondo e raddoppiare il tasso globale di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030”, ricorda Meloni. Per raggiungere questi obiettivi “è necessaria la collaborazione di tutti – a partire dai principali emettitori di gas a effetto serra – oltre ad un adeguato sostegno finanziario”.

Dunque, auspica, “durante questa conferenza lavoreremo per adottare un nuovo obiettivo di finanza per il clima” tenendo conto che “per raggiungere una buona sintesi è necessario condividere le responsabilità, superando le divisioni tra nazioni sviluppate, economie emergenti ed economie in via di sviluppo”. Come Italia “destiniamo già gran parte degli oltre quattro miliardi di euro del Fondo per il Clima al Continente africano e continueremo a sostenere iniziative come il Green Climate Fund e il Loss and Damage Fund, oltre che a promuovere il coinvolgimento delle Banche multilaterali di sviluppo”. 

La posta in gioco è alta, molto alta, è il futuro e la sorte di chi lo abiterà. Dunque, anche a Baku, “come per ogni COP, dipende da noi determinare se sarà un successo o un fallimento”, avverte Meloni.

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