In gioco c’è la definizione di zone umide ai fini della tutela ambientale
(Rinnovabili.it) – Dalla Corte suprema degli Stati Uniti potrebbe presto arrivare un’altra bordata contro la politica sul clima dell’amministrazione Biden. A luglio una sentenza aveva legato le mani all’Epa sul Clean Air Act. Questa volta nel mirino del massimo tribunale del paese finisce il Clean Water Act, approvato nel 1972, un altro dei pilastri legislativi della protezione dell’acqua negli States. E la difesa delle zone umide.
L’occasione arriva con il caso Sackett contro Environmental Protection Agency, di cui si è tenuta ieri la prima udienza. Scelto appositamente dalla massima corte Usa – che con le ultime nomine di Trump ha una maggioranza conservatrice di 6 giudici a 3 – perché può scardinare altre prerogative dell’Epa. E favorire gli interessi di gran parte dell’industria americana che è restia a mettere l’ambiente e il clima davanti al profitto.
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Tutto inizia nel 2005. La famiglia Sackett compra un piccolo terreno in Idaho vicino a un lago e due anni dopo inizia a riempirlo di terra e rocce in previsione di costruirci una casa. Qui interviene l’Epa: l’agenzia ferma tutto perché quel terreno è soggetto al Clean Water Act. Per fare i lavori serve un’autorizzazione, quella è una zona umida soggetta a protezione ambientale. I Sackett non ci stanno e vanno per avvocati.
Una vicenda minuscola, ma subito ingigantita da chi ha fiutato l’occasione giusta. I Sackett vengono appoggiati da un gruppo conservatore, la Pacific Legal Foundation, oltre che da gruppi industriali di primissimo piano come la National Association of Home Builders e addirittura l’American Petroleum Institute, in pratica il gotha degli interessi fossili a stelle e strisce.
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In ballo, con la sentenza che probabilmente arriverà l’anno prossimo, c’è la definizione stessa di cosa sono le “acque degli Stati Uniti”. Quelle che il Clean Water Act prevede siano protette dall’Epa. I Sackett – e l’industria – premono ovviamente per una versione ristretta. L’Epa invece fa rientrare nella definizione anche le acque non perenni, che compongono il 60% dell’idrografia americana. E che rendono quella porzione di terra in Idaho una zona umida. Se il tribunale darà ragione ai Sackett, progetti di ogni tipo – da una piccola casa sul lago a un oleodotto – avrebbero molti meno requisiti ambientali da soddisfare in futuro.