Rinnovabili

Sul clima la Cina si affida di nuovo a Xie Zhenhua, architetto di Parigi

Xie Zhenhua torna a guidare la diplomazia climatica della Cina
Credit: Global Climate Action Summit, Nikki Ritcher Photography | CC BY 2.0 | via Wikimedia Commons

Pechino ridà a Xie Zhenhua il suo ruolo cancellando il “pensionamento” avvenuto nel 2019

(Rinnovabili.it) – In certe occasioni una stretta di mano conta più di pagine e pagine di documenti formali. E negoziare è più facile se dall’altro lato del tavolo siede qualcuno in cui si ripone fiducia. A Biden che ha scelto John Kerry come inviato speciale per il clima, la Cina risponde rimettendo i galloni di top diplomat e buttando di nuovo in prima linea Xie Zhenhua. Ovvero: il padre cinese dell’accordo di Parigi.

Definizione forse riduttiva per descrivere un impegno di ben più lungo corso. Inizia nel 2007 e attraversa tappe fondamentali, dal fallimento di Copenhagen nel 2009 al lungo lavorìo che ha prodotto l’intesa della COP21. E’ stato Xie a promuovere prima, e poi accompagnare e far camminare sulle sue gambe, il cambio di direzione della Cina sulla politica climatica. Dalla difesa a oltranza del diritto a inquinare – fondato sulla pretesa di Pechino di essere catalogato perennemente come paese in via di sviluppo – all’assunzione di un ruolo positivo nei negoziati – dove ovviamente Pechino non manca di cercare spazi adeguati al suo peso specifico, da primo emettitore mondiale.

Leggi anche La lunga marcia della Cina verso la neutralità climatica

Il balzo è più lungo di quanto possa sembrare a prima vista. Basta considerare che ancora a inizio secolo trovava largo credito in Cina la narrazione secondo cui il cambiamento climatico non fosse nient’altro che un complotto ordito dall’Occidente per danneggiare i paesi in via di sviluppo e tenerli in condizione di sudditanza. Il cambio di mentalità promosso da Xie ha trovato poi la sponda importante della presidenza di Xi Jinping dal 2013.

Ma il ritorno di Xie Zhenhua è anche, e forse, soprattutto, un messaggio politico che la Cina manda agli Stati Uniti. Il diplomatico cinese era stato messo a riposo (in via non ufficiale) a fine 2019, rimpiazzato dal vice ministro dell’Ambiente. I rapporti con Washington stavano rapidamente deteriorando, allora. Difficile non leggere nel suo tornare alla ribalta una sorta di mano tesa della leadership cinese a Biden. Tanto più che Xie avrebbe già iniziato a lavorare fianco a fianco con Kerry, riporta Climate Home. Ci dobbiamo aspettare un accordo bilaterale come quello del 2014 tra i due maggiori inquinatori mondiali in vista della COP26 di novembre?

Leggi anche Il destino dell’accordo di Parigi sul clima è in mano a Cina e Usa

Exit mobile version