Una valutazione del Recovery messa a punto dall’associazione. A questi obiettivi verrebbe infatti “destinato solo il 31% dei 223,9 miliardi di euro: mancano pertanto all’appello 13,44 miliardi, il 6%, che vanno riassegnati secondo i criteri indicati”. Si chiede “al governo più ambizione per un’Italia innovativa, sostenibile, decarbonizzata e soprattutto in grado di dare il giusto valore al capitale naturale”
di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – “Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) non si chiarisce come venga garantita la quota del 37% del Piano da dedicare ad azioni per il clima e la biodiversità”. E’ questa la considerazione principale che viene fuori da un’analisi del Recovery messa a punto dal Wwf, secondo cui “non viene in alcuna parte chiarito come il Piano intenda” raggiungere “l’obiettivo, richiesto dalla commissione Europea agli Stati Membri, di destinare il 37% dell’ammontare complessivo delle risorse messe a disposizione per azioni per il clima, l’adattamento ai cambiamenti climatici e alla biodiversità terrestre e marina”; la richiesta – viene spiegato dall’associazione – emerge “chiaramente dalle Linee Guida della commissione Europea”.
E in base ai risultati del lavoro di analisi del Wwf a questi obiettivi verrebbe infatti “destinato solo il 31% dei 223,9 miliardi di euro: mancano pertanto all’appello 13,44 miliardi, il 6%, che vanno riassegnati secondo i criteri indicati”. Ed è su questo punto che il Wwf chiede “al governo più ambizione per un’Italia innovativa, sostenibile, decarbonizzata e soprattutto in grado di dare il giusto valore al capitale naturale”.
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Inoltre manca – avverte il Wwf – “la Strategia per la tutela e il ripristino del capitale naturale italiano. All’Italia serve un Piano più coerente con gli obiettivi del Green deal, un Pnrr che introduca anche obiettivi concreti e misurabili per la conservazione della biodiversità, a cominciare dall’implementazione del sistema delle aree protette e da progetti di ripristino degli ecosistemi naturali che nel Piano non hanno trovato spazio; serve poi un focus dedicato al mare, una fonte di ricchezza economica oltre che un elemento che tutto il mondo invidia al nostro Paese. Nel Pnrr non si dedica nemmeno un euro alla tutela e al restauro del nostro patrimonio naturale, asset fondamentale per la salute, la sicurezza, il benessere e il rilancio del nostro Paese”.
Secondo il Wwf “senza cogliere la necessità di un piano strutturato di tutela e ricostruzione dei nostri ambienti naturali, non si coglie a pieno il senso del programma Next Generation UE che porta nel nome il proprio obiettivo: agire oggi per costruire un futuro più sano, più sicuro e più sostenibile per le nuove generazioni di europei”.
Dalle valutazione fatte dall’associazione emerge “la richiesta di superare i limiti di un documento, chiamato ambiziosamente ‘Next Generation Italia’, che nella sua ultima versione ha visto un taglio di 4,6 miliardi di euro, passati da 74,4 a 69,8 miliardi, proprio dei fondi destinati alla ‘Rivoluzione verde e alla transizione ecologica’, nonostante il perimetro dei fondi complessivamente messi a disposizione sia aumentato. Ma il Wwf mette in evidenza anche la quantificazione delle risorse aggiuntive, rispetto agli impegni già assunti con provvedimenti di spesa nazionali, dato che la quota dei “progetti in essere” dichiarata nel Piano, sul totale della somma messa a disposizione, ammonta al 28% e nel caso specifico degli interventi legati alla rivoluzione verde questa quota giunge al 45,5%, ponendo dei dubbi sulla reale portata innovativa dei progetti messi in campo.
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Ma quello che preoccupa, oltre le cifre, è come “la sommatoria di progetti, vecchi e nuovi, non abbia quel respiro sistematico e quella ambizione che faccia compiere un salto di qualità al Paese nella sua capacità nell’affrontare in futuro le sfide dettate dall’emergenza ambientale e da quella sanitaria, condizionate in maniera determinante dai cambiamenti climatici e dalla perdita di biodiversità”.
Infine l’analisi del Wwf calcola le diverse “priorità di spesa del Pnrr” per la parte “dedicata alla ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’”, rilevando come il superbonus del 110% assorba il 42,2% delle risorse pari a 29,55 miliardi su 69,80; mentre alla tutela del territorio dal “rischio idrogeologico vengono assegnati solo 3,61 miliardi”, e all’economia circolare “soltanto il 2%, cioè 4,5 miliardi”.