Norme, finanza, competenze e commercio: i 4 pilastri del piano industriale Green Deal
(Rinnovabili.it) – “Abbiamo un piano. Un piano industriale per il nostro Green Deal che renderà l’Europa la patria delle tecnologie pulite e dell’innovazione produttiva sulla strada della neutralità del carbonio”. Con queste parole la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha presentato oggi i prossimi passi UE in materia di green tech e sviluppo industriale.
Parlando dal palco del World Economic Forum di Davos ha riassunto i quattro pilastri del Piano e promesso nuovi sforzi per mantenere alta la competitività UE. Cominciando da un profondo intervento normativo con cui accompagnare, sostenere e velocizzare le soluzioni chiave della transizione energetica, quali eolico, pompe di calore, fotovoltaico, idrogeno pulito e sistemi di accumulo. “Per contribuire a far sì che ciò accada, presenteremo un nuovo Net-Zero Industry Act, su modello del nostro Chips Act, che identificherà obiettivi chiari per la tecnologia pulita europea entro il 2030″, ha spiegato la numero uno dell’Esecutivo UE.
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L’obiettivo sarà quello di concentrare gli investimenti su progetti strategici lungo l’intera filiera, semplificando e velocizzando le autorizzazioni per le nuove fabbriche. Un lavoro complesso che sarà portato avanti parallelamente a quello sul Critical Raw Materials Act e a nuove partnership commerciali per superare il monopolio esistente in ambito di materie prime e componenti per il greentech. “Possiamo creare un club di materie prime critiche lavorando con partner che la pensano allo stesso modo – dagli Stati Uniti all’Ucraina – per rafforzare collettivamente le catene di approvvigionamento e diversificare lontano dai singoli fornitori”.
Il piano industriale del Green Deal lavorarà anche sugli aspetti economici, aumentando gli investimenti e il finanziamento della produzione di tecnologie pulite. La Commissione europea intende proporre un adeguamento temporaneo delle norme UE sugli aiuti di Stato per velocizzarle e semplificarle. “Calcoli più facili, procedure più semplici, approvazioni accelerate. Ad esempio, con semplici modelli di agevolazioni fiscali. E con aiuti mirati per gli impianti di produzione nelle catene del valore strategiche della tecnologia pulita, per contrastare i rischi di delocalizzazione dovuti ai sussidi esteri“. Non solo. Per il medio termine, Bruxelles si prepara a lanciare un Fondo di sovranità europeo nell’ambito della revisione del budget comunitario, ma studiando anche misure ponte con cui intervenire in questa fase transitoria.
“Il terzo pilastro del piano industriale del Green Deal sarà lo sviluppo delle competenze necessarie per completare con successo la transizione”, ha aggiunto von der Leyen, ricordando la crescente necessità di lavoratori qualificati per la transizione. L’ultimo passo? Mantenere alta la guardia nel mercato globale. “Utilizzeremo tutti i nostri strumenti per affrontare le pratiche sleali, comprese le nuove normative sui sussidi esteri. Non esiteremo ad avviare indagini se dovessimo ritenere che i nostri mercati pubblici o altri siano distorti da tali sussidi”.