(Rinnovabili.it) – Nubifragi e inondazioni, così come pesanti ondate di calore e lunghi periodi di siccità, sono solamente alcuni fenomeni ed aspetti del cambiamento climatico in atto che dovremo imparare a fronteggiare e gestire sempre più frequentemente, in particolar modo nelle nostre città. Luoghi dove l’uomo spesso è intervenuto in maniera scriteriata ed opportunistica, dove il cemento la fa da padrone ed il suolo risulta ovunque pressoché impermeabilizzato.
Purtroppo le scelte pianificatorie, progettuali e costruttive fino ad oggi attuate hanno generato principalmente degli spazi urbani aridi ed asciutti. Ambienti pubblici e privati dove lo stormwater fa fatica ad infiltrarsi nel sottosuolo e ad essere smaltito, dove le temperature tendono a lievitare per l’effetto isola di calore sempre maggiore, e dove il verde (quando c’è) difficilmente sopravvive e si sviluppa. Città dove, viste le precipitazioni meteoriche sempre più intense e repentine, gli allagamenti e i conseguenti danni derivanti sono ormai la normalità, ma al tempo stesso, data la maggiore frequenza di lunghi periodi di siccità, l’assenza di risorse idriche diventa una problematica forte e di difficile gestione.
Ormai, ad ogni latitudine, le amministrazioni locali devono (ma soprattutto dovranno) combattere contro queste emergenze e difficoltà, le quali sottolineano come sia di primaria importanza, in ambito urbano, allontanare l’acqua piovana in maniera sicura e sostenibile nonché immagazzinarla per poterla riutilizzare nei momenti in cui se ne ha maggior bisogno. Per questo motivo, progettare soluzioni di intervento in modo da trasformare le nostre città a prova dei cambiamenti climatici e dei danni da essi derivanti, è una sfida che non può essere sottovalutata e che sta mobilitando tecnici e professionisti soprattutto del Nord Europa.
L’adattamento delle città ai cambiamenti climatici, in materia di acque meteoriche, coinvolge principalmente soluzioni che possano alleviare il sistema fognario, rendendolo meno vulnerabile, e ridurre al contempo l’inquinamento idrico ed atmosferico dei nostri territori. Pertanto anche gli interventi su piccola-scala, quali i green-roofs, i rain gardens e le cisterne di raccolta delle acque, possono contribuire in maniera importantissima alla gestione delle risorse idriche. A queste soluzioni progettuali, ormai ampiamente testate nel tempo, si possono oggigiorno affiancare anche le più recenti water squares o “piazze d’acqua”.
Cosa sono le Water Squares
Le water squares, posizionate in luoghi strategici delle città, sono all’apparenza dei semplici spazi pubblici multifunzionali che, in realtà, nel caso di forti piogge ed inondazioni, si trasformano in bacini di raccolta e stoccaggio delle acque piovane, così da alleggerire la pressione sull’impianto fognario e da avere la possibilità di riutilizzare le stesse nei momenti di maggiore siccità e stress idrico.
L’IDEA: concepita dal gruppo multidisciplinare olandese De Urbanisten e dallo Studio Marco Vermeulen per la biennale di architettura di Rotterdam del 2005 (intitolata per quell’occasione “The Flood” e dedicata al rapporto tra l’acqua e la città), viene sviluppata negli anni grazie all’appoggio della Municipalità della città di Rotterdam, il cui obbiettivo per l’anno 2025 è quello di rendere la città completamente a prova dei cambiamenti climatici.
La strategia fondamentale applicata dai tecnici olandesi è stata quella di legare l’adattamento a tali cambiamenti, alla creazione di realtà urbane dinamiche e attraenti, così da essere anche un forte motore economico per la crescita di una società. Pertanto il denaro destinato alla realizzazione di infrastrutture per la gestione delle acque piovane di tipo tradizionale, spesso nascoste all’occhio del cittadino (come le cisterne ed i bacini sotterranei), è stato rinvestito in progetti per la costruzione di strutture di raccolta ed immagazzinamento delle acque facilmente visibili, tangibili, e al contempo utilizzabili come spazi pubblici vivaci e dal gradevole aspetto estetico. Ciò ha permesso di migliorare la qualità ambientale urbana oltreché di incrementare il senso civico e l’identità della comunità, ottenendone così un doppio beneficio.
Come funzionano
Le water squares si presentano come delle aree per il gioco ed il relax che nel 90% del tempo risultano essere “asciutte” ed utilizzabili come qualsiasi altro spazio pubblico tradizionale, mentre nel restante 10%, e in base all’intensità delle piogge, potranno risultare più o meno “allagate”.
Durante le piogge di lieve e media intensità l’acqua verrà semplicemente filtrata ed immagazzinata in bacini di stoccaggio nascosti, così da poter essere riutilizzata in futuro. Al contrario, in caso di forti precipitazioni, la piazza, allagandosi, fungerà da vero e proprio bacino di raccolta e decantazione delle acque, in maniera da gestirne l’immissione nel sistema fognario, evitandone così il suo sovraccarico.
La piazza, a prescindere dal livello di allagamento, risulterà comunque sempre fruibile ed alcuni spazi saranno sempre a disposizione dei cittadini. Gli adulti potranno godere di nuovi e sempre variabili scenari urbani, e i bambini sperimentare nuove forme di gioco con l’acqua. Il ristagno dell’acqua nella piazza ai sui livelli massimi, statisticamente in media una volta ogni due anni, non sarà superiore alle 32 ore per motivi igienici.
L’igiene è infatti un importante aspetto da considerare. Le water squares sono progettate per raccogliere l’acqua piovana proveniente dai spazi pubblici e dai tetti dei fabbricati limitrofi, però, grazie ad un attento studio delle pendenze del suolo e di canalizzazioni, tale acqua viene preventivamente indirizzata ad un impianto di filtraggio e trattamento nascosto al disotto del terreno (chiamato “water chamber”), in modo da essere immessa nei bacini delle piazze priva dei maggiori e più dannosi inquinanti, garantendo così la salute dei cittadini.
GLI ESEMPI: Questa nuova tipologia di spazi pubblici trova la sua prima applicazione su piccola-scala nella “Bellamyplein water plaza” di Rotterdam del 2012, con un’area “allagabile” di circa 300 mq e una capacità di raccolta d’acqua di 750 mc. Successivamente una sua applicazione su media-grande scala viene realizzata nella “Benthemplein water square”, inaugurata nel Dicembre del 2013 e dalla capacità di immagazzinare all’incirca 1.700 mc di acqua durante le piogge. Tale piazza, che sorge in una delle zone a maggiore rischio di allagamento di Rotterdam, presenta tre diversi bacini adibiti durante il periodo asciutto a differenti attività quali lo sport, il teatro all’aperto ed il relax. Due di questi bacini raccolgono l’acqua piovana proveniente dagli immediati dintorni in ogni momento, mentre il terzo bacino, di dimensioni maggiori, è progettato per accogliere l’acqua solamente nel caso in cui si corra un reale rischio di allagamento per il quartiere, trasformandosi così in una sorta di piccolo lago e contribuendo alla sicurezza degli abitanti.
L’esempio della città di Rotterdam è solo l’inizio di un nuovo approccio progettuale per creare città resilienti e più sicure, tant’è che attualmente progetti analoghi sono in fase di studio e di sviluppo per l’area Sunghei Sembawang di Singapore, per le città di Copenhagen (Danimarca), Ho Chi Minh (Vietnam) e New Orleans (USA).
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