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Il G20 di Rio non dà l’assist alla Cop29: stallo sulla finanza per il clima

Vertice G20 2024: finanza climatica, Rio non aiuta la Cop29
crediti: G20 Brasile

Dal G20 di Rio arrivano più passi avanti sulla tassa sui super-ricchi che progressi su clima e transizione energetica. La dichiarazione finale del summit non offre l’assist alla Cop29 di Baku in cui molti speravano. La formula ambiziosa sulla finanza climatica, circolata alla vigilia del Vertice G20 2024 di Rio, non entra nel documento conclusivo. Non solo: dal testo manca una citazione esplicita delle fonti fossili. Il linguaggio scelto è quindi più debole di quello usato nell’Accordo di Dubai raggiunto l’anno scorso alla Cop28 (anche se il testo dice di accoglierne le conclusioni).

Tutti i temi discussi al Vertice G20 2024 di Rio

Quest’anno, la presidenza di turno brasiliana ha concentrato i suoi sforzi su tre grandi temi:

Tassa sui grandi patrimoni e lotta alla fame

Il primo filone è quello da cui sono arrivati i risultati più importanti. Il presidente del Brasile, Lula, ha lanciato l’iniziativa Global Alliance against Hunger and Poverty per combattere la fame nel mondo, ricevendo buoni riscontri. Anche dall’Italia, che è entrata “con convinzione” nell’alleanza, ha dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

La dichiarazione finale contiene anche il linguaggio più ambizioso mai visto al G20 sul tema della tassa sui super-ricchi. È il punto 20:

“Nel pieno rispetto della sovranità fiscale, cercheremo di collaborare per garantire che gli individui con un patrimonio netto molto elevato siano tassati in modo efficace”

Non ci sono numeri, ma l’idea è di tassare al 2% i patrimoni dei circa 3.000 miliardari al mondo. Secondo i documenti tecnici predisposti dalla presidenza brasiliana del G20 (l’autore è l’economista francese Gabriel Zucman), la tassa sui grandi patrimoni metterebbe ogni anno a disposizione 250 miliardi di dollari. Sarebbe uno sforzo redistributivo mai visto prima, che aiuterebbe a ridurre povertà e diseguaglianze.

La proposta di Zucman parte dalla constatazione che i super ricchi oggi pagano tasse pari appena allo 0,3% della loro ricchezza. L’architettura della nuova tassa sui grandi patrimoni è figlia di quella al 15% sulle multinazionali, sempre farina del sacco di Zucman e adottata già da oltre 50 paesi.

La tassa sui super-ricchi per finanziare la transizione e l’azione climatica

La tassa sui super-ricchi è una soluzione che molti propongono per liberare risorse per l’azione climatica. Ne esistono diverse formulazioni, ma la maggior parte propone un approccio progressivo parametrato a ricchezza e emissioni generate. Esistono anche proposte pensate per una tassa che si applicherebbe solo in Europa, come questa di Climate Action Network.

Secondo Earth.org, lo 0,1% delle persone più ricche è responsabile del 7% dei gas serra globali, mentre l’1% dei più abbienti genera ben il 15% delle emissioni mondiali. Secondo Oxfam, i 50 miliardari più ricchi al mondo generano in 90 minuti la stessa quantità di CO2 di quella prodotta da una persona comune in tutta la sua vita.

Legare clima e tassa sulle grandi ricchezze è quindi un modo per garantire una transizione più giusta. Lo ha ribadito a ottobre 2024 anche il Parlamento europeo, appoggiando la proposta che circolava al Vertice G20 2024 in Brasile e specificando che la tassa avrebbe aiutato a ottenere più equità e sostenibilità.

Ucraina e Gaza, accordo G20 Rio sul comunicato finale

I mediatori sono riusciti a trovare delle formule accettabili da tutti i paesi del G20 sui conflitti in Ucraina e a Gaza.

Sull’Ucraina, la dichiarazione non cita la Russia (tanto meno come aggressore) e sottolinea l’impatto della guerra a 360 gradi:

“evidenziamo la sofferenza umana e gli impatti negativi aggiuntivi della guerra per quanto riguarda la sicurezza alimentare ed energetica globale, le catene di approvvigionamento, la stabilità macrofinanziaria, l’inflazione e la crescita”.

Allo stesso modo, anche il passaggio su Gaza e il conflitto più ampio in Medio Oriente viene trattato a partire dalle sue ricadute umanitarie. Il G20 riconosce il diritto dei Palestinesi all’autodeterminazione e cita la soluzione a due Stati, aggiungendo:

“sottolineiamo l’urgente necessità di ampliare il flusso di assistenza umanitaria e di rafforzare la protezione dei civili e chiediamo la rimozione di tutti gli ostacoli alla fornitura di assistenza umanitaria su larga scala”.

Governance globale

Sul dossier della riforma della governance globale, il Vertice G20 2024 di Rio de Janeiro ha toccato soprattutto 4 punti:

Il G20 di Rio affossa le speranze di un buon accordo alla Cop29 Clima

Ma veniamo al filone negoziale dedicato al clima e alla transizione energetica. Alla Cop29 di Baku, le delegazioni nazionali stavano aspettando un segnale forte da Rio. Soprattutto sulla finanza climatica. Il G20 è responsabile dell’80% delle emissioni globali e rappresenta l’85% del pil mondiale: sono i paesi che hanno più responsabilità nella crisi climatica, ma anche più mezzi per affrontarla.

Su questo tema, però, il G20 delude le aspettative. Il comunicato finale non contiene nessun accordo sui punti più discussi a Baku, che stanno ostacolando i negoziati.

Alla vigilia del summit, la prima bozza di dichiarazione includeva una formula che avrebbe sbloccato la Cop29, trovando la quadra tra aumento dei paesi che contribuiscono alla finanza climatica e volontarietà dei contributi da parte dei paesi in via di sviluppo con economie solide.

La dichiarazione finale non parla di formule né dà indicazioni. Si limita a ricordare:

Al G20, zero passi avanti sul NCQG in discussione alla Cop29 di Baku

Il primo punto riconosce, effettivamente, l’ordine di grandezza del nuovo impegno collettivo. Ma non dà una cifra precisa. Oggi, i paesi più ricchi danno 100 miliardi di dollari l’anno. Secondo gli ultimi rapporti Onu, la cifra deve salire a 1.000/1.300 miliardi l’anno entro il 2030.

Sono le cifre chieste dai paesi in via di sviluppo alla Cop29, mentre quelli più ricchi finora si sono rifiutati di indicare una cifra. Prima di farlo, pretendono che la platea dei contributori sia allargata anche a paesi classificati come in via di sviluppo, ma che hanno i mezzi economici per contribuire e devono fare la loro parte perché sono grandi emettitori. Si tratta soprattutto di Cina e paesi mediorientali produttori di petrolio e gas.

Il secondo punto omette qualsiasi formula sui punti più contesi del negoziato alla Cop29. Si parla, semplicemente, di “collaborazione” e “sostegno”: a Baku questa frase, che dice poco o niente, peserà come un macigno.

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