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Un nuovo modello di gestione del verde pubblico per prevenire gli incendi

verde pubblico
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(Rinnovabili.it) – I ricercatori di ENEA e dell’Università Sapienza hanno messo a punto un’applicazione – frutto di uno studio pubblicato sulla rivista scientifica LAND – che è in grado di pianificare gli interventi sul verde pubblico per contrastare gli incendi (soprattutto estivi) e ottimizzare la gestione. I risparmi preventivati arrivano fino al 70% dei costi della gestione pubblica tradizionale. Un primo test del modello è stato effettuato a Latina.

La prevenzione degli incendi è il tema delle estati degli ultimi anni: le immagini di roghi grandi e piccoli, distruzioni di intere aree spesso dal valore inestimabile hanno caratterizzato i tg da luglio a settembre, spesso anche oltre, ma in generale la gestione del verde pubblico è spesso affidata ad amministrazione territoriali che non hanno sufficienti strumenti per renderla efficace. 

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“La gestione del verde pubblico comporta spesso importi proibitivi per molti enti locali, ma applicando una manutenzione più ‘flessibile’, vale a dire in funzione del grado di utilizzo dei singoli spazi pubblici da parte dei cittadini, è possibile abbattere i costi fino a un 1,2 milioni di €/anno, garantendo uno standard di elevata sicurezza e decoro urbano”, ha spiegato Sergio Cappucci, ricercatore ENEA del Laboratorio Tecnologie per la dinamica delle strutture e la prevenzione del rischio sismico e idrogeologico dell’ENEA, tra gli autori dello studio.

L’applicazione potrebbe contribuire a mitigare la situazione effettuando delle previsioni precise degli interventi necessari attraverso l’analisi di tre fattori: i dati dei sistemi GIS, che censiscono numero, posizione ed estensione delle aree verdi; le tecniche di sfalcio utilizzate, che possono essere l’utilizzo di decespugliatori, tagliaerba o trince, e i costi delle attività di taglio.

Una delle innovazioni introdotte dal modello è considerare gli sfalci nell’ottica dell’economia circolare, provando a ridurre il più possibile la frazione di rifiuti organici prodotti. Solo il verde pubblico, infatti, contribuisce al 28% del volume dei rifiuti urbani. L’applicazione proposta lavora invece anche alla chiusura dei cicli con la produzione di compost e digestato, consentendo mediante il monitoraggio di recuperare materie prime critiche come il fosforo che, dal 2017, è inserito nella lista dei critical raw materials della Commissione Europea. Per la gestione della sostanza ENEA, con il patrocinio del Ministero delle Transizione ecologica, coordina la PIF, Piattaforma Italiana del Fosforo. 

L’applicazione alla prova dei fatti

Gli algoritmi che fanno funzionare l’applicazione sono pensati per poter essere utilizzati a livello internazionale. Lo studio è corredato da una serie di simulazioni della riforestazione di aree periferiche volte a creare cinture verdi, uno strumento largamente diffuso in Europa per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e delle ondate di calore combattendo il consumo di suolo.

Già molti dei Piani di Azione per le Energie Sostenibili (PAES) dei comuni italiani prevedono interventi di questo genere. La nuova strategia forestale europea prevede di piantare circa 3 miliardi di alberi entro il 2030: i dati dello studio mostrano come piantando tra i 700 e i 6.000 alberi in 20 ettari potrebbero essere assorbite fino a 100 tonnellate di CO2 l’anno. 

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Il modello è stato testato a Latina: la città ha più di 460 aree verdi per un totale di 160 ettari: basandosi sui tariffari ufficiali, GREEN CAL ha stimato che il comune dovrebbe spendere ogni anno una cifra che va dai 255 mila euro, se non si considerano le operazioni di raccolta del materiale di risulta dello sfalcio, a 4 milioni, effettuando 12 sfalci con la raccolta dell’erba.

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