di Tommaso Tetro
Rinnovabili.it) – “Dobbiamo imparare da questa crisi cambiando il modo in cui conduciamo le nostre vite e la nostra economia”, è per questo che di fronte ai cambiamenti climatici “dobbiamo agire ora”. Punta dritta Ursula von der Leyen e non si discosta dall’impronta ambientale – ormai imprinting del suo mandato alla presidenza della commissione Europea fin dall’inizio, fin dall’annuncio del Green deal – nel suo intervento al World economic forum di Davos. In testa alla lista dei temi mette clima, salute, e economia. Ognuno da declinarsi nella chiave unica dello sviluppo sostenibile.
“Sono felicissima che gli Usa siano tornati nell’accordo di Parigi attraverso uno dei primi provvedimenti del presidente Biden”, ha detto il capo dell’esecutivo UE nel suo ‘special address’ alla Davos Agenda 2021, anticipando che l’Europa presto presenterà una cornice legale per la protezione degli ecosistemi, e intende promuovere maggiore ambizione a livello globale, a partire dal vertice Onu sulla biodiversità previsto per fine maggio a Kunming, in Cina; una tappa attesa e che dovrà essere – ha osservato – “come la Cop21 per il clima, perché abbiamo bisogno di un accordo come quello di Parigi anche per la biodiversità”.
“Dobbiamo imparare da questa crisi – ha osservato – dobbiamo cambiare il modo in cui viviamo e facciamo affari, per essere in grado di mantenere ciò che apprezziamo e che ci sta a cuore. Se le temperature continuano a salire e la natura continua a scomparire, assisteremo a più disastri naturali e malattie zoonotiche. Abbiamo parlato molto dei legami tra la perdita di biodiversità e Covid-19. Ora dobbiamo passare all’azione. Se non agiamo con urgenza per proteggere la nostra natura, la prossima pandemia sarà dietro l’angolo”.
Ma non si ferma qui, Ursula von der Leyen porta il piano anche sul versante economico: “Più della metà del Pil globale dipende dalla biodiversità ad alto funzionamento e dai servizi ecosistemici, dal cibo al turismo. E nell’ultimo rapporto sui rischi globali del World economic forum, i primi cinque rischi globali sono tutti legati all’ambiente. Quasi tre quarti della superficie terrestre sono stati alterati e vediamo i cambiamenti nella nostra vita quotidiana: meno natura selvaggia e fauna selvatica, temperature in aumento e condizioni meteorologiche estreme. Questi sviluppi sono facce diverse della stessa medaglia. In realtà, si rafforzano a vicenda. Quando perdiamo foreste, non perdiamo ‘solo’ spazi verdi o habitat naturali. Perdiamo un alleato fondamentale nella nostra lotta contro i cambiamenti climatici. Questo è il motivo per cui l’Europa presenterà presto un quadro giuridico per il ripristino di ecosistemi sani. E’ per questo che proteggeremo almeno il 30% della terra e del mare qui in Europa”.
Il Green deal – che era stato presentato proprio un anno fa nella località Svizzera – “non ha perso minimamente la sua urgenza. L’Europa si è data l’obiettivo di essere il primo continente a raggiungere la neutralità climatica nel 2050. E abbiamo visto la spinta propulsiva che questo ha generato. Dalla Corea del Sud al Giappone, dal Sudafrica alla Cina, le potenze economiche di tutto il mondo ora condividono la nostra ambizione”.
Inoltre, “abbiamo intensificato le nostre azioni. Si spera che presto entrerà in vigore la prima legge europea sul clima. Abbiamo concordato un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. Presenteremo una legislazione per aiutarci ad arrivare dalle energie rinnovabili allo scambio di emissioni, dall’idrogeno pulito all’economia circolare. E abbiamo dedicato il 37% di NextGenerationEu – il nostro Piano di ripresa da 750 miliardi di euro – al Green deal europeo”.
Ma – ha avvertito – “il finanziamento pubblico da solo non sarà sufficiente; per questo serve una crescente cultura della governance aziendale sostenibile. Proporremo di rafforzare la due diligence per le aziende. E proporremo una legislazione per garantire che il mercato dell’Ue non guidi la deforestazione dall’altra parte del mondo. Il nostro standard e la tassonomia sui green bond dell’Ue farà da apripista. Porterà chiarezza su ciò che rappresenta attività sostenibili ed eco-compatibili”.