Rinnovabili

Una giornata dedicata alla transizione ecologica

Cingolani: “la transizione è un viaggio che dura un bel po’, è una trasformazione epocale”

Il Piemonte sta già lavorando nella direzione della transizione ecologica, un lungo processo che vedrà il suo avvio italiano con l’applicazione del Pnrr e la spesa degli ingenti fondi europei che vi sono legati.

E’ quanto è stato ribadito nel corso di una giornata organizzata dalla Regione per approfondire uno dei grandi pilastri dello sviluppo sostenibile alla quale sono intervenuti Roberto Cingolani, ministro per la Transizione ecologica, Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte, Paolo Arrigoni, membro della 13a Commissione permanente del Senato, Matteo Marnati, assessore all’Ambiente della Regione Piemonte, ed i rettori delle Università piemontesi.

“Noi – ha sostenuto Marnati – la transizione ecologica l’abbiamo già un po’ anticipata. E’ un processo lunghissimo che andrà avanti anche quando questa amministrazione regionale sarà finita. Prima ancora che arrivi il Pnrr stiamo cercando di mettere in campo con fondi nostri e statali azioni che anticipino le misure del Piano. Non conosciamo ancora i criteri per scaricare a terra tutti i soldi in arrivo, abbiamo tanti progetti che arrivano dai Comuni e stiamo ragionando per creare delle aggregazioni di area, perché i fondi per essere spesi richiedono questo processo. Il 2021 sarà l’anno della programmazione, fondamentale per costruire i prossimi dieci anni. Dobbiamo spendere bene le risorse, e gestire questa fase cruciale non sarà facile”.

“La transizione è un viaggio che dura un bel po’, è una trasformazione epocale – ha spiegato Cingolani – è essenziale impostare molto bene il lavoro: il Pnrr dura 5 anni, è il primo stadio motore, che ci fa da acceleratore e ci fa decollare per viaggiare per i successivi 25 anni, che dovremo gestire con le nostre forze e con i giusti piloti. Dobbiamo lavorare per una grande trasformazione nella mobilità, nei sistemi produttivi, in quelli di produzione dell’energia e per lo smaltimento dei rifiuti – ha aggiunto – L’urgenza è quella di tenere sotto controllo la produzione di CO2 antropomorfa per impedire che la temperatura, entro fine secolo, si innalzi oltre un grado e mezzo, perché la vita potrebbe essere addirittura compromessa. Per evitare di produrre CO2 si deve quindi passare da una transizione che per forza di cose richiederà molto tempo. I target da seguire sono fissati a livello internazionale: nel 2030 dovremo aver ridotto del 55% le emissioni, per arrivare a saldo zero nel 2050”.

Nel suo intervento il presidente Cirio ha dichiarato che “la transizione ecologica è uno dei temi di maggiore attualità e su cui la politica non solo regionale, ma anche nazionale oggi ha il compito di fare scelte e dare indirizzi precisi per il nostro Paese. Transizione ecologica è anche parola che ci ricorda che tutto oggi deve essere sostenibile. Non solo perché è giusto ed etico nei confronti delle nostre vite e del nostro pianeta, ma anche perché è la chiave vincente per promuovere in Italia e nel mondo l’eccellenza di tutto ciò che nasce in questa nostra splendida terra”.

Cingolani e Cirio hanno anche affrontato il tema della gigafactory per la produzione di batterie per le auto elettriche. Per il ministro l’importante è che si faccia in Italia, non importa dove “perché la scelta non spetta al Governo, ma ai produttori e ai territori”. Di diverso avviso il presidente: “Noi rivendichiamo fortemente la localizzazione in Piemonte, perché qui è nata l’auto e perché c’è la convenienza nel venire qui, in quanto con l’auto sono nate anche tutte le competenze che le sono legate. Esiste un legame strettissimo tra Università e aziende, e grazie anche alle dotazioni infrastrutturali che abbiamo e alle quali stiamo lavorando, l’Italia ha convenienza a investire in Piemonte. Non è vero – ha proseguito – che il ministro della Transizione ecologica deve parlare solo di cose tecniche: è colui che insieme al Governo deve dare una direzione politica al Paese. Mi preoccupa quindi quando dice che la gigafactory potrà essere semplicemente in Italia e che spetta ai territori decidere dove, perché spettasse ai territori io firmerei domani mattina. Invece sarà proprio il Governo che dovrà fare la scelta, che è fortemente politica”.

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