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La battaglia di Riad e Pechino per salvare CCS e CDR nell’ultimo rapporto Ipcc

Costo sociale della CO2: gli Usa lo sottovalutano di 3 volte
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Il sommario per i politici dell’ultimo rapporto Ipcc è stato negoziato per 1 settimana

(Rinnovabili.it) – Dietro le quinte dell’ultimo rapporto Ipcc c’è stata una battaglia feroce sul ruolo delle tecnologie per mitigare la crisi climatica. E i paesi che vogliono salvare le proprie industrie oil&gas hanno fatto quadrato, per l’ennesima volta, intorno alla rimozione di CO2 dall’aria (Carbon Dioxide Removal, CDR) e soprattutto alla cattura e stoccaggio della CO2 (Carbon Capture and Storage, CCS).

È quello che emerge dal resoconto dei negoziati tra i quasi 200 paesi che si sono riuniti a Interlaken, in Svizzera, per approvare il sommario per i policy-makers del Synthesis Report, il punto d’arrivo dell’ultima serie di rapporti Ipcc pubblicati tra 2021 e l’anno scorso. Se i report sono preparati esclusivamente da scienziati del clima, il sommario per i politici dev’essere approvato parola per parola dai delegati nazionali perché è la parte che più influenza le politiche ambientali. E la posta in palio è riuscire a limare il testo per difendere le tecnologie su cui si vuole puntare.

Riad e Cina provano a salvare CCS e CDR nell’ultimo rapporto Ipcc

Stando al resoconto delle sedute, il braccio di ferro è andato in scena tra alcuni paesi europei e una pattuglia di stati guidata dall’Arabia Saudita. Discussioni che si sono protratte ben oltre il termine stabilito per i negoziati, trascinando il meeting per altre 48 ore.

La Danimarca, insieme a Regno Unito, Lussemburgo e Svezia, ha suggerito di specificare le riduzioni dei costi dell’energia solare, eolica e delle batterie agli ioni di litio negli ultimi anni, osservando che i loro costi unitari sono diminuiti anche più del previsto. A supporto di questa posizione anche l’intervento della delegazione delle Bahamas, che ha chiesto di chiarire che queste tendenze si applicano solo a determinate opzioni e non, ad esempio, al CCS.

Qui è intevenuta prontamente Riad. Per l’Arabia Saudita l’ultimo rapporto Ipcc doveva invece sottolineare che CDR e altre tecnologie chiave sono “di fatto inevitabili”. La risposta europea è stata la richiesta di inserire una riga sul fatto che “in molte regioni l’elettricità prodotta dal fotovoltaico e dall’eolico è oggi più economica di quella prodotta dai combustibili fossili”. L’Arabia Saudita si è opposta fermamente all’inclusione della frase. Ma ha perso: il paragrafo finale non cita CDR né CCS.

Anzi, una nota a pié pagina ricorda che il CCS non è una tecnologia matura. “L’implementazione del CCS si scontra attualmente con ostacoli tecnologici, economici, istituzionali, ecologico-ambientali e socio-culturali. Attualmente, i tassi globali di diffusione delle CCS sono di gran lunga inferiori a quelli previsti dai percorsi modellati che limitano il riscaldamento globale a 1,5°C – 2°C”, si legge nell’ultimo rapporto Ipcc. Mentre sorte diversa è toccata alla CDR. Anche su spinta di Riad e della Cina, a p.20 del rapporto si legge che questa tecnologia sarà necessaria per ottenere emissioni di CO2 nette negative”.

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