Rinnovabili • Tutela ambientale: le comunità indigene del Brasile spaventano la Corte suprema

Prima vittoria per i nativi in Brasile: salva (per ora) la tutela ambientale

Il parere del tribunale poteva cacciare le comunità indigene dalle loro terre ancestrali. Per la gioia di imprese minerarie, taglialegna e grandi allevatori (e di Bolsonaro). La palla torna al parlamento che deve votare il ‘marco temporal’

Tutela ambientale: le comunità indigene del Brasile spaventano la Corte suprema
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La Corte suprema ha congelato la controversa decisione sulla tutela ambientale

(Rinnovabili.it) – A Brasilia, la Corte suprema è rimasta assediata per settimane da rappresentanti delle comunità indigene arrivati da tutto il paese. Adesso la mobilitazione iniziata il 24 agosto strappa la prima vittoria. Il tribunale prende tempo e rinvia tutto a una data ancora da stabilire. In ballo c’è una legge che potrebbe stravolgere la storia della tutela ambientale in Brasile, cacciare i nativi dalle loro terre e stendere il tappeto rosso allo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali in ecosistemi preziosi o fragili.

La Corte non si è pronunciata ma potrebbe giocare allo scaricabarile. Quello che gli attivisti temono è che il giudice, Alexandre de Moraes, lasci andare in scadenza la questione per aspettare un voto del parlamento. La camera bassa del Brasile, infatti, dovrà pronunciarsi a breve (ma la seduta non è ancora calendarizzata) su una legge molto controversa sullo stesso tema.

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Il provvedimento richiede che le comunità indigene che vogliono la tutela ambientale sui loro territori dimostrino che li occupavano stabilmente nel 1988. È l’anno in cui il Brasile ha voltato pagina dopo la dittatura militare ed è entrata in vigore la nuova costituzione, quella attuale. Il problema è che molti nativi erano stati cacciati dalle loro terre dai militari. In molti altri casi, le comunità non hanno nessun documento formale che attesti la loro presenza nell’area.

È uno smantellamento mascherato delle forme di protezione per ecosistemi a rischio come l’Amazzonia e il Pantanal, sostengono gli attivisti. Una direzione verso cui spinge da tempo il presidente Bolsonaro (e gli interessi economici che lo appoggiano, a partire dai grandi allevatori e coltivatori).

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In Brasile le comunità indigene contano circa 900mila appartenenti. Sono lo 0,5% dei 212 milioni di abitanti del paese e le loro terre ancestrali occupano il 13% del territorio nazionale. “Troppa poca gente abita spazi troppo grandi”, sintetizzava Bolsonaro poche settimane fa. Ma la loro causa trova l’appoggio di altre realtà del paese: nei giorni scorsi hanno presentato al tribunale un manifesto firmato da 100mila persone dove chiedono di dichiarare incostituzionale la legge all’esame del parlamento.