di Roberto Antonini
Il Parlamento dovrà attendere, così come il governo, e chiaramente gli operatori di settore. Tempi ancora non certi per il parere della Conferenza Unificata sul TU Rinnovabili, attualmente all’esame delle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera (oltre che della Bilancio e della Semplificazioni per quanto di loro competenza). Acquisito quello del Consiglio di Stato, parere non ‘morbido’ per così dire, con eccezioni severe al testo. La viceministro all’Ambiente e alla Sicurezza energetica Vannia Gava ha dato tempo “fino a metà ottobre” per l’esame, ma mentre sono andate avanti le audizioni di vari stakeholder, non c’è ancora il parere della sede congiunta della Conferenza Stato-Regioni e della Conferenza Stato-Città ed autonomie locali.
Come spiegano fonti della Conferenza delle Regioni “non abbiamo ancora una posizione” e “l’istruttoria è in corso, attualmente risulta in itinere”. Per via della natura del provvedimento, della vicenda “se ne sta occupando la Sardegna, in qualità di capofila per l’Energia”, quindi la questione è nelle mani della presidente della Regione Autonoma Alessandra Todde e del suo assessore all’Industria Emanuele Cani. Di nuovo la Sardegna protagonista del percorso delle normativa relativa alle rinnovabili, dopo il parere sul dl Aree idonee del MASE e il ddl regionale sardo sulle aree idonee che essenzialmente dichiara la quasi totalità del territorio regionale come non idoneo per gli impianti FER.
Ora, ad ogni modo, per il parere della Conferenza unificata “non ci sono tempi certi, aspettiamo”, spiegano dalla Conferenza delle Regioni. Il parere è “in via di definizione, e sappiamo che c’è molta aspettativa da parte dei settori interessati”, che aspettano di capire cosa ne sarà del TU Rinnovabili. Un provvedimento che insieme al dl Agricoltura con il suo sostanziale stop al fotovoltaico a terra nelle aree agricole, e il dl Aree idonee, ridisegnerà il perimetro dello sviluppo territoriale delle rinnovabili in Italia. Il tutto mentre i target europei e nazionali attendono soluzioni in grado di onorarli, e mentre gli investimenti degli operatori sono al palo a causa della perdurante incertezza normativa.
TU Rinnovabili, il parere del Consiglio di Stato
Dal parere del Consiglio di Stato sono emerse una serie di criticità legate all’esercizio delle delega, tanto per quel che concerne l’iter di formazione quanto circa il contenuto del provvedimento stesso. Nella perdurante assenza dell’intesa in sede di Conferenza unificata, la relazione dello ‘Schema di decreto legislativo recante disciplina in materia di regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili‘ – alias Testo Unico Rinnovabili – parla dell’istituzione di “un tavolo di lavoro” per affrontare diverse questioni. Un tavolo che coinvolge “molteplici soggetti istituzionali e della società civile al fine della completa valutazione di tutti gli interessi sottesi alla tutela dell’ambiente come da ultimo declinato dall’articolo 9 della Costituzione”.
Il Consiglio di Stato nel suo parere ha rilevato che “non risulta alcun elemento informativo in merito al coinvolgimento di ‘molteplici soggetti istituzionali’, né di ulteriori soggetti della società civile”. Il CDS, poi, ritiene “sostanzialmente non valutabile” l’impatto della proposta normativa, sia per quel che riguarda il rapporto tra le procedure di accelerazione delle procedute autorizzative FER in vigore e quelle indicate nel provvedimento in esame, così come nel caso di “strumenti diversi dalle accelerazioni”.
Il provvedimento è a firma del ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, del ministro per le Riforme Istituzionali Maria Elisabetta Alberti Casellati e del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto. Il testo individua i regimi amministrativi per la costruzione e l’esercizio di impianti a fonti rinnovabili, sistemi di accumulo e delle opere connesse e infrastrutture necessarie. Tre i ‘binari’, secondo tipologia, dimensione e localizzazione: attività libera, procedura abilitativa semplificata o Autorizzazione unica. Scopo dichiarato: rispondere agli obiettivi di semplificazione indicati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, puntando a raccogliere, unificare e consolidare le norme sull’installazione di capacità rinnovabile.