L’asta si era tenuta a novembre scorso ma non ha considerato in modo adeguato l’impatto sul clima delle emissioni downstream. Un giudice federale congela la più grande tranche di concessioni per oil&gas negli Stati Uniti dal 2017
Le trivelle avrebbero occupato 320mila km2
(Rinnovabili.it) – Biden non ha considerato l’impatto sul clima di dare l’ok a nuove trivelle su 320mila km2 di mare. Per questo l’ultima grande tranche di concessioni va bloccata. Lo ha stabilito un giudice federale, congelando la mossa decisa solo pochi mesi fa dall’amministrazione democratica. Mossa che aveva fatto salire sulle barricate il mondo ambientalista statunitense, sempre meno convinto che il nuovo presidente sappia resistere alle pressioni di Big Oil.
La sentenza del giudice del District of Columbia è anche una loro vittoria. Deriva infatti dalla denuncia presentata all’indomani dell’ok alle concessioni alle trivelle su una superficie di mare più vasta dell’Italia. Un ok arrivato tra l’altro nel momento peggiore: a novembre 2021, mentre Biden e il suo inviato per il clima Kerry negoziavano alla COP26 di Glasgow.
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Il tribunale ha stabilito che tutte le trivelle devono restare congelate finché il dipartimento dell’Interno non avrà condotto una nuova analisi di impatto ambientale e climatico. La sentenza infatti ravvisa “gravi mancanze ed errori” nelle concessioni perché non tengono conto delle emissioni di gas serra che risulterebbero dalla combustione del petrolio e del gas estratti. Il dipartimento avrebbe “agito arbitrariamente e capricciosamente nell’escludere il consumo estero” degli idrocarburi, evitando così di conteggiare una quota importante di emissioni.
Fin dal suo insediamento, Biden ha avuto un atteggiamento ambivalente verso l’industria petrolifera. Da un lato, già nel primo giorno di mandato il neo presidente aveva provato a onorare qualche promessa fatta in campagna elettorale. A partire dallo stop al fracking, anche se solo sulle terre federali. Altre cancellazioni di permessi rilasciati da Trump, specie nell’Artico, avevano dato coerenza alla sua posizione. Fino al voltafaccia di novembre: una delle maggiori aste di concessioni oil&gas di sempre, la più grande dal 2017, nel Golfo del Messico. Un’area con riserve stimate sino a 1,1 miliardi di barili di greggio e 4,2 tonnellate cubiche di metano.
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