L’isola a sovranità danese rinuncia ai proventi del petrolio, così come lo scorso aprile aveva rinunciato a espandere un sito minerario ricchissimo di uranio e terre rare. I proventi avrebbero avvicinato il sogno dell’indipendenza politica ed economica da Copenhagen. L’esecutivo: “dobbiamo prendere sul serio la crisi climatica”
Stop a qualsiasi concessione futura alle trivelle in Groenlandia
(Rinnovabili.it) – Durante l’ultima campagna elettorale, ad aprile, il tema che aveva spostato l’ago della bilancia era lo sfruttamento delle terre rare e delle risorse di uranio dell’isola. Adesso, il partito di sinistra Inuit Ataqatigiit che si opponeva ad aprire nuove miniere ha detto anche no alle trivelle in Groenlandia.
L’esecutivo ha deciso di sospendere qualsiasi attività di esplorazione alla ricerca di idrocarburi. L’isola a sovranità danese ma con larga autonomia e considerata uno dei luoghi più promettenti del pianeta per le risorse del suo ricco sottosuolo. Risorse ancora tutte potenziali, quelle di petrolio, dal momento che fino ad ora non ne è stato estratto nemmeno un barile. Ma secondo le stime dello US Geological Survey, la Groenlandia potrebbe contare almeno su 17,5 miliardi di barili di petrolio e 148 trilioni di piedi cubi di gas naturale.
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Secondo l’esecutivo dell’isola, la moratoria sulle trivelle in Groenlandia sarebbe “un passo naturale” dal momento che e necessario “prendere seriamente la crisi climatica”. un passo molto controverso, visto che i proventi del l’estrazione di idrocarburi avrebbero potuto garantire alla Groenlandia la tanto agognata indipendenza dalla Danimarca. Le royalty petrolifere, infatti, potrebbero sostituire il sussidio annuale che l’isola riceve da Copenaghen, pari a circa 500 milioni di euro l’anno.
L’estrazione delle risorse naturali dell’isola, in prospettiva, potrebbe essere facilitata dall’impatto del cambiamento climatico. Lo scioglimento dei ghiacci, infatti, renderebbe più accessibili e economicamente convenienti alcuni dei giacimenti minerari nascosti nel sottosuolo. “Il futuro non è nel petrolio. Il futuro appartiene all’energia rinnovabile, e sotto questo aspetto abbiamo molto di più da guadagnare”, ha spiegato il governo della Groenlandia in una nota. L’esecutivo ha affermato che “vuole assumersi la corresponsabilità per combattere la crisi climatica globale”.
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Il partito di maggioranza ha vinto le elezioni con il 37% dei voti. E non è nuovo a decisioni difficili e coraggiose di questo tipo: subito dopo la chiusura delle urne, avevano lanciato la rinuncia allo sfruttamento del sito minerario di Kvanefjeld.
Kvanefjeld è il sesto giacimento di uranio al mondo, ma è anche il sito più ricco di terre rare di tutto il globo. Terre rare, in particolare neodimio, che sono fondamentali per la transizione energetica globale e trovano impiego, tra l’altro, nelle tecnologie digitali, nelle auto elettriche e nelle turbine eoliche. L’isola è anche ricca di petrolio, piombo, oro e zinco.