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Trivelle in Alaska, Biden cancella le ultime 7 concessioni

Trivelle in Alaska
Credits: Dean Biggins (U.S. Fish and Wildlife Service) – US FWS, DIVISION OF PUBLIC AFFAIRS, WO3772-023, Public Domain,

Ma a inizio 2024 potrebbero tenersi due nuove aste a causa di una legge del 2017

(Rinnovabili.it) –  “Nessuno avrà il diritto di trivellare il petrolio in uno dei paesaggi più sensibili della terra”. Con queste parole la segretaria all’Interno degli Stati Uniti, Deb Haaland, ha annunciato ieri che l’amministrazione Biden ha cancellato 7 concessioni alle trivelle in Alaska assegnate durante gli ultimi giorni del mandato di Trump. Progetti estremamente controversi che avrebbero spalancato le porte a una nuova ondata di sfruttamento degli idrocarburi nell’Artico.

Il colpo di spugna è stato possibile perché l’atto di assegnazione era claudicante dal punto di vista formale-legale. Difetto che ha facilitato l’opera alla Casa Bianca, con Biden che aveva promesso di difendere l’Arctic National Wildlife Refuge (ANWR), l’immensa area protetta estesa per 80mila km2 che Trump voleva regalare alle trivelle in Alaska. E aveva dato il compito ad Haaland, appena entrato in carica, di rivedere tutte le assegnazioni concesse dal suo predecessore.

10 mld di barili di petrolio

L’area affaccia sul mare di Beaufort ed è attraversata dalle migrazioni dei caribù e da altri animali a rischio. La sua pianura costiera ha una delle più alte densità di habitat adatti per ospitare le tane degli orsi polari in gravidanza in Alaska, e i caribù danno alla luce qui la loro prole ogni anno. I nativi Inuit che vivono nell’area vivono di sussistenza e dipendono dalla caccia al caribù per sopravvivere. Il parco nazionale è stato istituito 60 anni fa e ma da decenni è nel mirino delle compagnie petrolifere perché cela riserve per oltre 10 miliardi di barili di petrolio.

Nel 2024 l’ultima chance per le trivelle in Alaska?

Le concessioni volute da Trump riguardavano circa 6mila km2 di territorio ed erano le ultime rimaste. Biden le aveva “congelate” già a metà del 2021 in attesa del responso da parte del dipartimento agli Interni. Per una legge del 2017, però, sono ancora in programma altre due aste all’inizio del 2024.

“Con il cambiamento climatico che riscalda l’Artico a una velocità più che doppia rispetto al resto del pianeta, dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro controllo per soddisfare i più elevati standard di cura per proteggere questo fragile ecosistema”, ha aggiunto Haaland, parlando di una scelta basata “sulla migliore scienza disponibile e nel riconoscimento della conoscenza indigena degli originali amministratori di quest’area, per salvaguardare le nostre terre pubbliche per le generazioni future”.

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