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Il Dl Energia spalanca la porta alle trivelle in Adriatico: allarme del WWF

La norma contenuta nel Dl Energia, ancora da convertire in legge, permette l’estrazione di gas fossile anche nei tratti di mare a rischio subsidenza, all’altezza del delta del Po, entro le 12 miglia, e persino nei siti protetti della rete UE Natura 2000

Produzione di gas nazionale: Meloni dice sì a nuove trivelle
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Il WWF: il governo ritiri la norma, Bonaccini e Zaia si facciano sentire

(Rinnovabili.it) – Tra le pieghe dell’ultimo Dl Energia è nascosta una norma “trivella selvaggia” che spalanca l’Adriatico alle nuove esplorazioni ed estrazioni di gas fossile. Anche nelle aree di mare sotto tutela. Anche entro le 12 miglia dalla costa. E anche nel settore del delta del Po, finora considerato off-limits. Lo denuncia il WWF, chiedendo al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) di ritirare la norma sulle trivelle in Adriatico e ai presidenti di Veneto ed Emilia-Romagna, Luca Zaia e Stefano Bonaccini, di far sentire la loro voce.

Cosa dice il Dl Energia sulle trivelle in Adriatico

Il passaggio del Dl Energia sotto accusa si trova nell’articolo 2, al comma 3. La norma introduce la possibilità di derogare dalle disposizioni del TU sull’ambiente del 2006 che vieta le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi nelle aree protette sia marine che costiere, quale che sia il tipo di protezione vigente. Il divieto vale cioè sia per i siti protetti da norme regionali e nazionali, sia per quelli che rientrano nella rete europea di aree protette come i siti Natura 2000.

Secondo il WWF, questa norma apre completamente alla possibilità di nuove trivelle in Adriatico. Anche nell’area a più alto rischio subsidenza, lo spazio di mare definito a nord dal 45° parallelo che si estende per 40 km verso sud, cioè tra Taglio di Po e Comacchio. Qui sono presenti, peraltro, due siti di interesse comunitario (SIC), entrambi tra le 6 e le 12 miglia dalla costa: il SIC “Adriatico Settentrionale Veneto – Delta del Po” e il SIC “Adriatico settentrionale Emilia Romagna”. In tutto, una superficie protetta di 54mila ettari. Dove sono presenti due specie protette dalla direttiva UE Habitat, la tartaruga marina (Caretta caretta) e il delfino tursiope (Tursiops truncatus).

Le richieste del WWF

“Chiediamo al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin di presentare un emendamento soppressivo della deroga prima della conversione in legge del decreto “Energia” e ci appelliamo ai governatori del Veneto, Luca Zaia e dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini perché intervengano in difesa dei SIC marini individuati dalle loro rispettive Regioni”, dichiara Luciano Di Tizio, presidente del WWF Italia. “Sarebbe un paradosso che a due anni dalla riforma della Costituzione si faccia carta straccia della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi (nuovo art. 9 Cost.) e non si tenga conto che l’iniziativa economica non deve recare danno all’ambiente (nuovo art. 41 Cost.)”.