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Nuove trivelle in Adriatico, Urso: “Non subito, ma non lo escludiamo”

Il governo Meloni starebbe lavorando a un decreto per superare il Pitesai, il piano approvato a febbraio che limita le aree dove è possibile estrarre gas. Intanto il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, spiega che si può raddoppiare la produzione nazionale senza nuove trivelle. Ma non esclude di sfruttare nuovi giacimenti in futuro

Trivelle in Adriatico, Urso: “Saranno nel settore centrale”
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I piani per aumentare la produzione nazionale di gas

(Rinnovabili.it) – Nuove trivelle in Adriatico per rimpiazzare una parte del gas russo? Non sono necessarie. Almeno non subito. Con le infrastrutture che esistono già l’Italia può raddoppiare l’estrazione di gas nazionale. Ma non è detto che in futuro non si possa pensare di moltiplicare i siti. Lo ha detto il ministro delle Imprese Adolfo Urso facendo chiarezza sui piani del governo Meloni. Piani che sono in totale continuità con quanto già annunciato nei mesi scorsi da Cingolani, ora consulente dell’esecutivo per le questioni energetiche.

Anche le argomentazioni usate da Urso ricalcano da vicino quelle usate dall’ex titolare del MiTE. “Dieci anni fa producevamo 13 miliardi di metri cubi dagli attuali giacimenti, oggi solo tre. Perché la differenza, nel frattempo, è stata coperta dall’import dalla Russia”, ha spiegato Urso. “Si può ripartire raddoppiando la produzione dagli attuali pozzi”.

Verso nuove trivelle in Adriatico?

Dal ministro è arrivata una precisazione sul quadrante dove potrebbero sorgere nuove trivelle in Adriatico: quello centrale. Le piattaforme sarebbero “al largo della coste”, dove “c’è un giacimento comune con la Croazia da cui estrarre 70 miliardi di metri cubi in più anni”. O forse di più visto che la stima risale a 20 anni fa e nel frattempo la tecnologia si è evoluta, aggiunge Urso. Il ministro però non dà ulteriori indicazioni ed è quindi difficile, per ora, capire quali giacimenti potrebbero davvero entrare in produzione e quali piattaforme esistenti aumentare la produzione.

C’è poi uno scoglio: il Pitesai approvato a febbraio. Il Piano per la transizione ecologica nelle aree idonee limita le trivelle, in mare, ad alcune aree concentrate nel Canale di Sicilia, lungo le coste dell’Adriatico fra le Marche e l’Abruzzo, quelle di fronte alla Puglia e nel golfo di Taranto, e alcune zone all’altezza di Venezia. E anche se il governo Draghi, di fatto, ha stabilito che siano sfruttabili gran parte delle aree dove è nota la presenza di gas, l’esecutivo guidato da Meloni sta valutando un decreto per derogare al Pitesai.