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La coalizione globale che lotta contro il trattato UE-Mercosur

Trattato UE-Mercosur: nasce la coalizione globale per cancellarlo
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Il trattato UE-Mercosur è “un pessimo affare”

(Rinnovabili.it) – Il trattato UE-Mercosur è “un pessimo affare” e non deve entrare in vigore. L’accordo che regola il libero scambio tra Europa e i 4 paesi sudamericani – Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay – non va bene per i lavoratori, per gli animali e nemmeno per l’ambiente. Se Bruxelles e i parlamenti nazionali lo firmano, cresceranno “la deforestazione, le violazioni dei diritti umani e la crudeltà sugli animali”. E su entrambe le sponde dell’Atlantico sarà danneggiata anche “l’agricoltura di piccola scala”.

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Lo sostiene la nuova coalizione globale contro il trattato UE-Mercosur che nasce oggi. Una rete formata da oltre 450 realtà della società civile fra associazioni, sindacati e movimenti sociali, che vuole fare pressione sulle autorità nazionali ed europee per impedire che l’accordo entri in vigore.

Un accordo congelato

Ci sono voluti 20 anni di negoziati per limare il testo del trattato UE-Mercosur. Adesso il processo è congelato perché alcuni paesi europei hanno puntato i piedi. Pietra d’inciampo: le garanzie sul clima non bastano. La Francia si è intestata questa battaglia ingaggiando un duello a distanza con il presidente brasiliano Bolsonaro sulla deforestazione. L’accordo favorirebbe il logging, che sarebbe ‘incorporato’ nelle merci che arrivano sui mercati europei.

I paesi Mercosur sono restii a prendere impegni più ambiziosi in materia, e soprattutto a metterli nero su bianco su un trattato internazionale. I paesi europei vanno in ordine sparso, alcuni seguono Parigi ma altri, dietro le quinte, premono per mettere in fretta le firme necessaria e chiudere questo capitolo.

Cosa non funziona nel trattato UE-Mercosur

La coalizione globale prova a far leva su queste divisioni e a fare più pressione sulle istituzioni, specie quelle più bendisposte a firmare il trattato, perché posino la penna sul tavolo. La tutela del clima è il primo grimaldello. L’UE del Green Deal sta per avallare “un modello commerciale obsoleto che ha contribuito alla crisi climatica”, ragiona Monica Di Sisto, portavoce della campagna italiana. Un modello, peraltro, che aiuta le grandi multinazionali e fa crescere le disuguaglianza.

Nella sua essenza, l’accordo è “uno scambio fra carne e biocarburanti dal sudamerica e automobili tedesche”, continua Di Sisto. Questo fa sì che il trattato UE-Mercosur abbia un impatto non solo sull’agricoltura europea, ma anche sulle industrie latinoamericane che si troverebbero svantaggiate. Il meccanismo rischia di inchiodare quei paesi  a un’economia orientata all’export di materie prime. “Dovremmo piuttosto favorire lo sviluppo di economie solide, diversificate e resilienti, privilegiando le filiere corte e il mercato interno. Tutto il contrario dell’accordo UE-Mercosur”.

Anche l’Italia deve fare la sua parte, sostiene Di Sisto. Austria, Francia, Belgio e Lussemburgo hanno fatto sentire la loro voce. Roma sembra fin troppo timida, invece. “Ci chiediamo cosa aspetti il nostro Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a battere un colpo come hanno fatto altri suoi colleghi europei”, conclude la portavoce della campagna italiana. “È preoccupante che non si sia ancora espresso nonostante le ripetute sollecitazioni del mondo agricolo, sindacale e associativo”.

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