Rinnovabili • Trattato sulla Carta dell’Energia: la riforma secondo Bruxelles

Trattato sulla Carta dell’Energia, bocciata la proposta UE di riforma

Alcuni cablogrammi diplomatici trapelati rivelano che i negoziati per aggiornare lo strumento non stanno facendo progressi da anni. Nessuno ascolta Bruxelles, che teme di vedere penalizzata la sua transizione energetica

Trattato sulla Carta dell’Energia: la riforma secondo Bruxelles
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Il nuovo round negoziale sul trattato sulla Carta dell’Energia è iniziato il 6 luglio

(Rinnovabili.it) – “Ci sono pochi progressi su questioni importanti”, a partire da quella più importante di tutte: l’allineamento con l’accordo di Parigi sul clima. E ancora: “Dobbiamo lavorare per soppesare le conseguenze di un fallimento dei negoziati”. I negoziati in questione sono quelli per riformare il trattato sulla Carta dell’Energia. E la fonte, un messaggio della diplomazia UE che è filtrato alla stampa.

La riforma del Trattato sulla Carta dell’Energia (ECT) è un passaggio importante per la transizione energetica del continente. L’ECT unisce 54 membri da tutto il mondo e 40 paesi con status di osservatore ed è pensato per proteggere gli investimenti grazie al meccanismo ISDS (Investor-State-Dispute-Settlement). Ma così le compagnie tengono sotto scacco gli Stati, se si azzardano ad aumentare troppo l’ambizione climatica.

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Le aziende che ritengono di subire un danno dalle politiche energetiche e climatiche degli Stati, infatti, possono trascinarli in tribunale e intentare cause miliardarie accedendo all’arbitrato internazionale. Non è un’ipotesi di scuola. A inizio anno è successo all’Olanda, “colpevole” di voler accelerare il phase out del carbone riducendo così i profitti della tedesca RWE, che ha appunto chiesto l’arbitrato.

Per questi motivi, l’Unione Europea sta provando a imporre la sua linea, per aggiornare il vecchio trattato sulla Carta dell’Energia, scritto pensando a come aiutare la sfera ex-sovietica subito dopo il crollo del muro di Berlino, e metterlo al passo con le esigenze dell’accordo di Parigi.

“L’atmosfera era costruttiva, ma i progressi sono stati limitati, soprattutto sulle questioni energetiche”, si legge in uno dei cablogrammi diplomatici trapelati. Messaggio che è stato scritto dopo una riunione del Gruppo di lavoro sull’energia del Consiglio dell’UE, dopo aver ricevuto un briefing sull’avanzamento dei negoziati dalla Commissione. “Non sono stati compiuti progressi sostanziali sulla definizione di attività economica nel settore energetico”, continua lo stesso cablogramma. Il riferimento è alla sezione del trattato che elenca i tipi di infrastrutture energetiche protette.

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Nella sua versione attuale, il trattato protegge sostanzialmente tutto: dalle rinnovabili alle fonti fossili, incluso il carbone. La missione di Bruxelles è complicata dal fatto che per cambiare il trattato sulla Carta dell’Energia serve l’unanimità. E la proposta europea finora ha raccolto molti pochi consensi.

“Dopo due ore di negoziati, era chiaro che la proposta dell’Ue non aveva abbastanza sostegno. Nessuna delle parti contraenti più grandi era disposta a sostenere la proposta dell’UE nella sua forma attuale. Sarebbe necessario esaminare dove potrebbe risiedere la flessibilità dell’UE”, si legge in uno dei cablogrammi. Crescono quindi le quotazioni per un’uscita dell’Unione Europea dalla Carta dell’Energia. A chiederlo non sono soltanto alcuni paesi membri, come la Francia, ma anche centinaia di ong che alla ripresa dell’ultimo round negoziale, il 6 luglio, hanno aumentato la pressione su Bruxelles perché abbandoni il tavolo.