Il governo vietnamita ipotizza nuovi target energetici al 2030 dove sale il carbone e scende la quota delle rinnovabili. Rinunciando così all’accordo con i paesi G7 che offrivano 11-14 mld $ per abbandonare gradualmente la fonte che oggi copre più di metà del fabbisogno del paese
Stallo nei negoziati con Hanoi per il 3° accordo della Partnership energetica per la transizione giusta
(Rinnovabili.it) – Il Vietnam alzerà la quota di carbone nel mix elettrico con il nuovo piano energetico al 2030, rallentando sull’espansione delle rinnovabili. La decisione dà una brusca frenata ai negoziati con i paesi G7 per facilitare l’abbandono graduale della fonte fossile più inquinante. Negoziati che sono dovevano chiudersi alla COP27 di Sharm el-Sheikh, dove a Hanoi sono stati offerti dagli 11 ai 14 miliardi di dollari per impostare una transizione giusta sulla falsariga di quanto già stipulato con Sudafrica e Indonesia.
A pesare sulla sterzata del Vietnam sono due punti. Il primo riguarda ritmo e ampiezza del processo di decarbonizzazione, l’altro la natura dei fondi promessi. Sul primo fronte Hanoi non vuole rischiare di danneggiare l’economia, sul secondo teme di finire come il Sudafrica, che si è ritrovato con il 97% dei finanziamenti sotto forma di prestiti, senza alcun bilanciamento con le sovvenzioni. Il tema è sensibilissimo per l’esecutivo: tanto che l’anno scorso sono stati imprigionati alcuni attivisti ambientali tra cui Nguy Thi Khanh, il leader della campagna anti-carbone.
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L’offerta del G7, formulata da Europa e Gran Bretagna, prevedeva dai 5 ai 7 mld $ in prestiti e sovvenzioni e il resto da recuperare dal settore privato. Il paese di quasi 100 milioni di abitanti ha da decenni uno dei tassi di crescita della domanda di energia primaria ed elettrica tra i più alti al mondo che vengono soddisfatti soprattutto con il carbone. Questa fonte nel 2021 soddisfaceva il 51,5% del fabbisogno energetico nazionale. Con poche prospettive di decrescita rapida visto che questo carbone proviene quasi interamente da giacimenti domestici.
Tramontato – almeno per il momento – l’accordo per la transizione giusta, il governo di Hanoi ha fatto circolare una bozza del nuovo piano energetico nazionale al 2030. Dove il picco di uso di carbone viene ritardato al 2045 e, da qui a fine decennio, si prevede un’espansione della quota di questa fonte fossile nel mix energetico del paese. Attraverso l’aumento della capacità installata dai 21 GW del 2020 ai 30 del 2025 fino ai 36 del 2030, realizzata con la costruzione di almeno 11 nuove centrali a carbone in questo decennio.
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