Rinnovabili • Transizione giusta: l’impegno di Eni fra neutralità carbonica e alleanze per lo sviluppo

Sostenibilità ed equità, i binari per realizzare la transizione

Dagli accordi per aumentare i flussi di gas verso l’Europa alle riduzioni dei gas serra e dell’intensità di carbonio, passando per le soluzioni per la mobilità sostenibile, l’economia circolare e la creazione di valore con le comunità locali. La performance di Eni nel rapporto di sostenibilità per il 2022

Transizione giusta: l’impegno di Eni fra neutralità carbonica e alleanze per lo sviluppo
crediti: Eni for 2022

In collaborazione con Eni

(Rinnovabili.it) – Un contributo fondamentale alla sicurezza energetica dell’Italia con lo scoppio della guerra in Ucraina. Ma senza deviare dalla rotta stabilita di decarbonizzare prodotti e servizi, puntando alla neutralità carbonica al 2050. E proseguendo sulla strada delle alleanze per lo sviluppo in favore delle comunità locali nei 62 paesi dove opera. In sintesi, resilienza agli shock e impegno rinnovato per una transizione giusta: sono le caratteristiche che descrivono la performance di Eni nel 2022.

L’impatto della guerra in Ucraina

Un anno, il 2022, che ha precipitato l’Europa nella crisi energetica più grave dagli anni ’70 del secolo scorso. Ma di fronte alla quale l’Unione Europea ha saputo reagire, non solo scongiurando i paventati blocchi produttivi e i blackout in alcuni paesi membri, ma mettendo anche i presupposti per uscire rapidamente dalla crisi accelerando, al tempo stesso, la transizione energetica. Uno dei tasselli fondamentali è la sostituzione dei flussi di gas provenienti dalla Russia con quelli di altri fornitori.

In quest’ottica, Eni si è mossa rapidamente nel definire con i propri partner storici una serie di accordi per diversificare le forniture di gas all’Italia e all’Europa, valorizzando le proprie scoperte di gas. Allo stato attuale, l’impresa prevede di sostituire il 100% del gas russo entro il 2025 grazie all’incremento delle produzioni in Africa, ossia con forniture aggiuntive sia via pipeline sia come gas naturale liquefatto.

Gas come soluzione alla crisi innescata dall’invasione russa dell’Ucraina, ma anche come fonte energetica “ponte” nella transizione. Lo ricorda l’ad di Eni Claudio Descalzi nel messaggio agli stakeholder con cui si apre Eni for 2022, l’ultimo rapporto di sostenibilità dell’impresa: “Allo stesso tempo, abbiamo mantenuto fermo il nostro impegno e i nostri obiettivi verso la neutralità carbonica al 2050, ancorati a investimenti solidi. Abbiamo conseguito una riduzione del 17% rispetto al 2018 delle emissioni Net GHG Lifecycle Emissions (Scope 1+2+3)”.

Obiettivo Net Zero

I dati del 2022 certificano un percorso senza deviazioni verso la riduzione delle emissioni di gas serra, sia in termini assoluti che di intensità di CO2. Rispetto ai valori di riferimento del 2018, la net carbon footprint per gli ambiti Scope 1 e 2 è scesa del 33% nel segmento upstream e del 19% in Eni (la data per il Net Zero è, rispettivamente, il 2030 e il 2035).

In flessione, come accennato, anche i gas serra netti calcolati sull’intero ciclo di vita: dalle 505 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (MtCO2eq) di 6 anni fa alle circa 420 MtCO2eq nel 2022. Numero che, secondo gli impegni di medio termine, scenderà a 328 nel 2030 (-35%), e poi ancora a -55% nel 2035 e a -80% nel 2040. In discesa anche il dato dell’intensità di carbonio. Rispetto al 2018, l’anno scorso ai è registrato un calo del 3%, che deve poi arrivare a -15% entro questo decennio, -50% al 2040 e per raggiungere lo zero netto a metà secolo.

Le soluzioni per una transizione giusta

Come realizzare queste riduzioni? I canali sono diversi, ma il 90% dell’obiettivo di riduzione assoluta nel lungo termine sarà realizzato attraverso la trasformazione delle attività convenzionali. Efficienza energetica, azzeramento del flaring di routine e minimizzazione delle emissioni di metano sono tre dei pilastri fondamentali di questa trasformazione. C’è poi l’incremento della quota gas fino al 90% dopo il 2040 (nel complesso la produzione di idrocarburi si stabilizzerà su un plateau all’incirca dal 2030). La conversione delle raffinerie in bioraffinerie, come a Gela. I progetti di cattura e stoccaggio della CO2 in giacimenti offshore in via di esaurimento (o il suo riutilizzo in altri cicli produttivi), tra cui HyNet nella baia di Liverpool, quello di Ravenna (con una capacità stimata superiore alle 500 Mt) e un terzo in Libia, denominato BES, che dovrebbe partire nel 2027.

In parallelo, continua a crescere il peso delle attività rivolte alle nuove soluzioni energetiche. A partire da Plenitude, che integra rinnovabili, soluzioni energetiche per i clienti e una rete capillare di ricarica per veicoli elettrici (EV). Nel 2022 la capacità installata di fonti pulite ha raggiunto i 2 GW, che sono previsti in crescita a 3 GW quest’anno, per poi proseguire l’ascesa in modo esponenziale con 7 GW nel 2026, 15 GW nel 2030, 30 GW nel 2035 e 60 GW per metà secolo. Mentre le colonnine di ricarica sono arrivate a 13mila su tutto il territorio nazionale, dovrebbero salire a 30mila entro il 2026 per poi salire a 160mila nel 2050. Passando poi per Versalis, che nel dicembre 2022 ha acquisito una nuova tecnologia per la produzione di enzimi e la applica alla produzione di bioetanolo sostenibile nello stabilimento di Crescentino.

A inizio 2023 risale invece la costituzione di Eni Sustainable Mobility, che gestirà le bioraffinerie integrandole nelle attività di mobilità sostenibile del gruppo. Con un’attenzione particolare verso le comunità di origine delle materie prime. L’obiettivo è fornire materie prime sostenibili non concorrenti con la filiera alimentare e al tempo stesso dare un contributo significativo allo sviluppo locale e all’economia circolare. Come? Tramite accordi con agricoltori e cooperative locali ai quali viene demandata la produzione di semi oleaginosi, e con la creazione degli Agri-Hub, centri di raccolta ed estrazione dell’olio.

Sostenibilità e comunità locali

Un esempio, quello di Eni Sustainable Mobility, di quella “creazione di valore condiviso” che innerva la strategia Eni verso le comunità locali nei paesi dove opera. Anche come attore di sviluppo locale. Ad esempio nell’ambito educativo. Nel 2022 sono stati più di 63mila i nuovi studenti che hanno beneficiato di servizi potenziati e di scuole costruite o migliorate da progetti appoggiati da Eni. O nell’accesso all’acqua pulita e potabile, di cui hanno potuto beneficiare 71mila nuove persone. O, ancora, nell’accesso a cure sanitarie, con servizi migliorati per 120mila persone grazie a progetti di Eni nel 2022. Altre iniziative vanno nella direzione del rafforzare la resilienza socio-economica delle comunità locali: l’anno scorso 7.800 persone (su 3.500 previste) sono state formate professionalmente e supportate per il potenziamento economico.

Un rapporto con le comunità locali che integra criteri di sostenibilità a 360 gradi, da progetti come quelli appena citati fino alle attività di decomissioning di impianti. Modulato in base alle necessità locali e alle priorità globali dettate dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. L’accesso all’elettricità e alla possibilità di cucinare in modo sicuro e pulito è uno degli ambiti principali. Nel 2021, infatti, più di 750 milioni di persone erano senza accesso all’elettricità e 2,4 miliardi senza accesso al clean cooking. Proprio la sostituzione dei fornelli tradizionali con modelli migliorati, con meno emissioni, risparmio di legna, e benefici per le imprese produttrici locali, è al centro di progetti che Eni ha portato avanti nel 2022 in Costa d’Avorio, Ghana e Mozambico. Gli oltre 25mila fornelli hanno migliorato le condizioni di cottura di circa 128mila persone.