Rinnovabili • Transizione energetica, quali sfide per centrare l’obiettivo decarbonizzazione?

Transizione energetica, quali sfide per centrare l’obiettivo decarbonizzazione?

Transizione energetica, quali sfide per centrare l’obiettivo decarbonizzazione?

di Paolo Travisi

La transizione energetica tra sfide e opportunità, questo il titolo del convegno organizzato da RSE e Club di Roma presso l’Auditorium del GSE, in cui si è fatto il punto sullo stato attuale del processo di decarbonizzazione che coinvolge governi, istituzioni, stakeholder e cittadini, a distanza di circa 50 anni dal celebre rapporto “I limiti dello sviluppo” del Club di Roma, partendo proprio dalle raccomandazioni contenute nel dossier del 2022, Earth4All e recepite (in quale misura?) dalle politiche nazionali ed europee, per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2050. 


Ad iniziare il convegno, il saluto a distanza di Franco Cotana, Amministratore Delegato di RSE, secondo il quale il panel è “una tappa importante sulle trasformazioni energetiche che Italia e Ue stanno affrontando. A distanza di 50 anni dal club di Roma ci troviamo di fronte nuove sfide di sostenibilità economica, ambientale e sociale, per evitare un futuro difficile che dobbiamo evitare e RSE è molto impegnata su questo fronte”. 

Transizione energetica, i 3 pilastri chiave secondo il rapporto Earth4all

Presente al convegno anche Carlos Álvarez Pereira, segretario generale del Club di Roma, che ha evidenziato alcuni passaggi chiave del rapporto Earth4All: “The Energy Turnaround” ed in particolare i 3 pilastri chiave del dossier: efficienza energetica, elettrificazione totale e crescita esponenziale delle rinnovabili.Quanta altra energia dobbiamo spendere per dare una vita migliore alle persone?” È il quesito posto da Pereira in un momento del suo discorso. “Se abbiamo un livello più alto di equità, il dilemma sul futuro sparisce” e sottolinea “quanto il 10% più ricco del mondo sia responsabile del 50% del carbon footprint”. La soluzione? Carlos Alvarez Pereira cita come esempio il referendum del 2018 della Svizzera, tramite il quale entro il 2050 la federazione elvetica intende dimezzare il consumo di energia. 

Transizione energetica, gli obiettivi posti dal Pniec non sono raggiungibili?

Tra i relatori Alberto Gelmini, capo progetto “Scenari energetici e supporto alla governance” di RSE che ha illustrato una sintesi di interventi previsti nei prossimi anni, collegati alle strategie politiche indicate nel Pniec, e che riguarda un’ampia forbice di ambiti, dal trasporti pubblico al trasporto merci, dall’industria al consumo residenziale, con l’obiettivo ambizioso, ma necessario, di ridurre il consumo energetico finale, che secondo lo studio presentato non verrebbe raggiunto. Nelle slide presentate si indica 111 Mtep come scenario di riferimento da raggiungere secondo il PNIEC e 102 Mtep, il valore raggiunto con l’applicazione delle misure indicate, “quindi non si centrerebbe l’obiettivo. La sfida è riuscire veramente a raggiungere quello che il piano ha proposto, e se riuscissimo a fare quanto detto, dovremmo solo che essere contenti” conclude Gelmini.

Nella seconda parte della tavola rotonda moderata da Mauro Spagnolo, direttore di Rinnovabili, è proseguito il dibattito sulla transizione energetica, partendo dall’intervento di Enrico Giovannini, co-fondatore e direttore scientifico ASviS, che ha parlato in modo critico dei punti di contatto tra transizione energetica e sviluppo sostenibile. “E’ difficile fare quello che vogliamo fare, ma diciamo chiaramente che non vogliamo farlo. Dobbiamo capire se vogliamo spostarci su uno scenario diverso o se vogliamo solamente cavarcela nei prossimi anni, ma senza la transizione energetica, non c’è transizione ecologica, quindi non c’è sviluppo sostenibile. Forse si poteva fare un Pniec diverso”, chiosa Giovannini, secondo il quale non c’è una reale attuazione del Piano a livello politico. 

Obiettivi del Pniec, servono comunicazione, collaborazione ed adozione di buone pratiche condivise

Tra gli ospiti della tavola rotonda, Matteo Gianni, analista energetica del GSE, secondo il quale “la prima parte della transizione energetica ha riguardato medi e grandi operatori, in questa seconda parte mi auguro che ci sia un coinvolgimento di un numero maggiore di persone, che usino pompe di calore, vetture elettriche e trasporto condiviso senza i quali non si arriverebbe all’obiettivo”. Ma se queste misure previste nel Pniec abbasseranno le spese energetiche, secondo Gianni “l’auspicio è una riforma generale europea del mercato elettrico e non esclusivamente il risultato dell’applicazione del Pniec

Per Luca Marchisio, responsabile Strategia di Sistema di Terna.Nel 2023 in Ue il 75% della generazione elettrica europea è stata CO2 free, una percentuale altissima, al 2030 possiamo affermare che l’emissione neutrale è stato raggiunto, ma non abbiamo raggiunto la decarbonizzazione nel rinfrescamento e nei trasporti, dove non sta accadendo quasi nulla. Perché? Un problema culturale di abitudini all’acquisto, ma anche di indisponibilità finanziaria, dobbiamo lavorare su chi non ha soldi, finanziamenti agevolati, bonus”. 

Xavier Rousseau, direttore Strategia e Analisi di Mercato di SNAM sottolinea come nella transizione energetica delineata dal Pniec ci sia la forte presenza di ricorso a gas rinnovabili, ed in particolareil biometano ha un impatto significativo ed è il più sviluppato, mentre il secondo capitolo importante riguarda l’idrogeno green, quindi decarbonizzato, dove siamo in una fase iniziale di sviluppo così come nella cattura di CO2. E’ l’inizio di una fase pilota con l’obiettivo di raggiungere 4 milioni di tonnellate al 2030”. Infine il commento istituzionale di Luca Ventorino della Segreteria Tecnica, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che a proposito dei dubbi sulla portata effettiva degli obiettivi fissati dal Pniec evidenzia che il Pniec veniva da una precedente versione che fissava determinati obiettivi e proponeva soluzioni poco realistiche. Si è cercato di fare il massimo con gli strumenti messi a disposizione, ma questo presupposto non è garanzia di saper utilizzare al meglio quegli strumenti. Serve una comunicazione delle buone pratiche, la collaborazione tra vari soggetti coinvolti e questa è la sfida più difficile, anche da prevedere”.