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Nel 2022 la transizione energetica italiana ha fatto cilecca: -54% per l’ISPRED

Tra caro prezzi ed emissioni in aumento il 2022 ha fatto perdere diversi punti percentuali all'indice di transizione energetica. Fra gli aspetti positivi, la crescita di un punto percentuale della quota di fonti rinnovabili sui consumi finali

transizione energetica italiana
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 Pubblicata l’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano dell’ENEA

(Rinnovabili.it) – Che il 2022 non fosse stato un anno d’oro per la transizione energetica italiana lo si era intuito. Oggi arriva la conferma ufficiale dall’ENEA nella sua nuova Analisi trimestrale del sistema energetico. Il documento, oltre ad offrire un quadro esaustivo su consumi ed emissioni nazionali, monitora scrupolosamente il trilemma energetico: ossia “prezzi”, “decarbonizzazione”, “sicurezza”. E lo traduce in un indice sintetico, l’ISPRED, con cui tenere traccia dei passi avanti e indietro del Belpaese. Si scopre così che, dopo un 2021 già deludente, anche lo scorso anno l’ISPRED ha subito un forte peggioramento. Un meno 54% su cui pesano soprattutto le brutte performance delle voci prezzi e decarbonizzazione. 

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Transizione energetica italiana, i “danni” del carbone

Nonostante la forte contrazione dei consumi di energia primaria – che negli ultimi tre mesi del 2022 ha raggiunto addirittura un meno 12% – l’offerta delle fonti rinnovabili è cresciuta di un solo punto percentuale. Nel contempo le emissioni di anidride carbonica sono cresciute, registrando il secondo aumento consecutivo su base annua. Un più 0,5% riconducibile alle maggior ricorso al carbone e all’olio combustibile nella produzione termoelettrica (+60%) in risposta alla crisi e alla chiusura dei rubinetti russi del gas. E sebbene l’incremento emissivo appaia piccolo, a conti fatti ha allontanato ancor più la transizione energetica italiana dalla traiettoria coerente con gli obiettivi 2030. “Con l’innalzamento dell’asticella deciso in sede UE (-55% entro il 2030) – scrive l’ENEA – è ora necessario che nei prossimi otto anni si registri una riduzione media annua di oltre il 5%, un tasso quasi triplo di quello che era necessario nel 2019 per raggiungere l’obiettivo allora fissato nel PNIEC”.

Il caro prezzi

Male ovviamente anche i prezzi. Confrontando la media 2022 con quella del 2021, il prezzo dell’elettricità è cresciuto di oltre il 100%, mentre quello del gas è aumentato del 57%. “Alla crisi dei prezzi non si è sommata una crisi di disponibilità fisica delle risorse, grazie alle importazioni record di gas naturale liquefatto in Europa e al calo dei consumi, oltre che al clima mite di fine 2022″, spiega Francesco Gracceva, il ricercatore ENEA che coordina l’Analisi. “A partire dagli ultimi mesi dell’anno, tutto ciò ha determinato un deciso ridimensionamento dei prezzi del gas, e a ruota di quelli dell’elettricità, ma l’equilibrio del mercato del gas resta fragile. Al di là del breve periodo, gli alti prezzi restano una grave minaccia alla competitività dell’industria europea, basti pensare come nei due principali paesi manifatturieri dell’UE, Germania e Italia, la produzione industriale dei beni più energivori sia stata fortemente negativa nel 2022”.

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