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L’Italia sarà maglia nera nella transizione energetica d’Europa

Transizione energetica: con il gas, l’Italia non va lontano
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L’analisi di Ember e ECCØ sugli scenari di transizione energetica del Belpaese

(Rinnovabili.it) – Nel 2030, l’Italia sarà tra i più grandi produttori europei di elettricità sporca. Mentre le altre grandi economie del continente avranno un mix elettrico occupato solo in minima parte dalle fossili, il Belpaese dovrà ancora fare i conti con una quota importante di gas. Questo è lo scenario di transizione energetica verso cui stiamo andando, avverte un rapporto dei think tank Ember e ECCØ.

Gli obiettivi attuali del Pniec, infatti, prevedono solo il 55% di elettricità pulita entro fine decennio. Se il governo non li alzerà in modo consistente, la nostra transizione energetica resterà avvinghiata alle fossili. A conti fatti, scrivono i due think tank, nel 2030 l’Italia sarà al secondo posto in Europa per generazione di energia elettrica dal gas: 119TWh, subito dietro i 136 della Germania ma ben davanti al terzo paese della lista, la Polonia con meno della metà dei TWh italiani (56). E il gas occuperà il 38% del nostro mix elettrico.

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Una buona ragione per accelerare sulle rinnovabili – e sveltire ancora l’iter autorizzativo – è il costo: produrre elettricità da fotovoltaico ed eolico onshore costa tre volte di meno che generarla dal gas fossile. “La recente crisi energetica, guidata dall’impennata dei prezzi del gas, ha confermato i sostanziali rischi economici e politici associati a una continua dipendenza dal gas fossile importato”, si legge nel rapporto. “I prezzi italiani dell’elettricità all’ingrosso sono quasi triplicati nell’ultimo anno, e la maggior parte di questo aumento può essere attribuito all’impennata dei prezzi del gas”.

Mentre utility come Enel annunciano piani accelerati per la decarbonizzazione, notano Ember e ECCØ, l’Italia ha un problema strutturale nel suo meccanismo di capacità. Questo meccanismo, che permette di incentivare gli operatori affinché garantiscano una certa quota di capacità elettrica, aiuta a garantire l’approvvigionamento ma allunga anche la vita alle centrali a gas.

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Il meccanismo di capacità consente ancora alle utility di investire in nuovi impianti a gas a ciclo combinato per espandere la capacità di base, entra nel dettaglio il rapporto. L’orizzonte temporale è ancora lunghissimo: dal 2024 al 2040, e con pagamenti fino a € 70/kW/anno. “Questi pagamenti distorcono il mercato a favore di impianti a gas potenzialmente antieconomici a scapito delle rinnovabili e di altre soluzioni di energia pulita come lo storage, la flessibilità della domanda”, precisa lo studio.

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