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Idrogeno verde e BECCS, la transizione energetica secondo l’Irena

Nel rapporto dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili si legge che entro metà secolo serve il 30% di investimenti verdi in più e un ritmo di crescita delle rinnovabili 8 volte più alto di oggi

Transizione energetica: l’Irena indica la rotta
Foto di Sue Rickhuss da Pixabay

La via per una transizione energetica che rispetti Parigi “è stretta”

(Rinnovabili.it) – La transizione energetica ha bisogno di una corsia preferenziale. Se vogliamo centrare gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima, il ritmo di crescita delle rinnovabili deve aumentare di otto volte. E bisogna mettere sul tavolo qualcosa come più di 130mila miliardi di dollari di investimenti nell’arco dei prossimi 30 anni. Lo scrive l’Irena, l’agenzia internazionale per le energie rinnovabili, in un rapporto appena pubblicato.

Il dossier studia il percorso per la transizione energetica globale e consegna una ricetta a base di idrogeno verde e moderne bioenergie. Secondo l’Irena, nel 2050 il 90% di tutte le soluzioni di decarbonizzazione nel coinvolgerà le energie rinnovabili. Questo avverrà attraverso la fornitura diretta di energia a basso costo, maggiore efficienza energetica, l’elettrificazione alimentata da fonti rinnovabili nei settori di utilizzo finale e idrogeno verde. Per compiere anche l’ultimo miglio verso la neutralità di carbonio, l’agenzia cita le tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio, in combinazione con bioenergie (BECCS).

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La rotta tracciata dall’Irena prevede un declino di petrolio e carbone del 75% a  livello globale entro metà secolo, con il gas naturale che resta la fonte fossile dominante ma con un picco già nel 2025. Un passaggio che deve essere accompagnato dai mercati finanziari, proseguendo i trend positivi che si sono innescati di recente e che vedono spostamenti significativi di capitali verso gli investimenti nelle rinnovabili.

C’è però bisogno di uno sprint ulteriore, perché la strada per tenere il riscaldamento globale sotto la soglia degli 1,5°C “è stretta”. Gli Stati devono aumentare gli investimenti verdi del 30% rispetto ai volumi già preventivati finora a medio e lungo termine. E non devono aver paura della transizione energetica, anche se rapida, visto che questi flussi di denaro verso le rinnovabili genereranno 3 volte più posti di lavoro degli investimenti nelle fossili.

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Sempre entro il 2050, la capacità da fonti rinnovabili deve moltiplicarsi per 10, mentre l’elettrificazione dei trasporti ha un obiettivo minimo decisamente ambizioso, visto che deve aumentare di 30 volte rispetto ai valori di oggi. Ma il beneficio, calcola l’Irena, sarà un crollo delle emissioni dirette e indirette del settore del 70%.

Per Francesco La Camera, direttore generale di Irena, “la finestra di opportunità per raggiungere l’obiettivo di 1,5°C dell’accordo di Parigi si sta chiudendo rapidamente. Le tendenze recenti mostrano che il divario tra dove siamo e dove dovremmo essere non sta diminuendo, ma aumentando. Stiamo andando nella direzione sbagliata”. Per questo serve un colpo di reni. Anche rimettendo sui giusti binari gli investimenti globali per il post-pandemia, impostando così una vera ripresa verde.